Sos educatori, «i centri rischiano di chiudere»
La consigliera Vallacchi chiede alla Lombardia di attivare un tavolo di confronto Stato - Regioni per modificare la normativa, appello anche dal presidente di Uneba Francesco Chiodaroli
Allarme per gli educatori. La legge nazionale alza i requisiti, distingue le tipologie di educatori e mette in crisi il settore. L’allarme arriva dalla consigliera regionale Roberta Vallacchi e dal presidente di Uneba Francesco Chiodaroli. «Siamo l’unico paese - lamenta quest’ultimo - che ha diviso le varie figure. La specializzazione formativa va fatta poi nei singoli centri, a seconda delle mansioni e della struttura».
Ieri in consiglio regionale, la consigliera dem Roberta Vallacchi ha chiesto alla Regione Lombardia di sollecitare il governo. «La risoluzione bipartisan approvata ieri, che riguarda gli indirizzi di Regione per l’accesso ai posti di educatore per i servizi per l’infanzia - annota Vallacchi -, è un passo importante, che mette al centro la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi, tenendo insieme anche la necessità di una formazione, in ingresso e continua, qualificata. Per questo abbiamo richiesto, attraverso un ordine del giorno, l’attivazione di un tavolo di confronto tra le istituzioni e gli operatori pubblici e privati coinvolti».
Le dichiarazioni arrivano appunto dopo l’approvazione all’unanimità di una risoluzione riguardante i “Titoli per l’accesso ai posti di educatore dei servizi educativi per l’infanzia”.
«La nuova norma nazionale in materia, la legge 55 del 2024 - spiega il Pd in una nota -, mette, infatti, a rischio migliaia di educatrici ed educatori che potrebbero veder decadere la validità dei loro titoli. L’atto chiede a Regione di intervenire con il Governo per modificare la legge. In particolare, andrebbe regolato in maniera coordinata il momento di transizione che porta alla piena costituzione dell’Albo professionale».
«La richiesta che viene fatta con la risoluzione ha l’obiettivo di avviare i processi di armonizzazione dei titoli e di regolare in modo coordinato e in tempi adeguati questa fase di transizione, escludendo gli educatori dell’infanzia dal campo di applicazione della legge 55/2024 - dice la consigliera del Partito democratico -. Il sistema educativo per l’infanzia, che coinvolge soggetti pubblici e privati, non è immune dalla carenza di personale, che l’istituzione di un albo può amplificare, con conseguenze sul mantenimento di posti disponibili e di posti di lavoro, perché il personale educativo con titoli diversi dalla laurea, non potendo iscriversi all’albo dopo la fase transitoria, non potrà svolgere la propria professione».
«Per tutelare il sistema dei servizi educativi, fondamentali per la conciliazione dei tempi di genitori e bambini - conclude Vallacchi -, è necessario quindi che anche Regione Lombardia solleciti il Governo a ripensare al percorso e all’obbligo di iscrizione».
«Siamo l’unico paese al mondo - ribadisce Chiodaroli - che ha separato le professioni educative, creando dei disastri dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro. Per Uneba è un grande problema».
Le figure sono state divise dalla norma in pedagogista, educatore socio sanitario ed educatore socio pedagogico.
«Auspichiamo che almeno ci sia un primo passaggio con dei corsi integrativi - dice Chiodaroli - per passare dal socio pedagogico al socio sanitario che è il settore con meno personale che serve invece per coprire le necessità. Siamo l’unico paese al mondo, ribadisco, che ha separato i rami, non ci sono corsi che consentano una doppia specializzazione. Diventa davvero complicato. Già è una professione poco remunerata, con queste norme trovare educatori diventa davvero impossibile. Chiediamo l’istituzione di un albo unico che garantisca poi le specializzazioni ad hoc in base al luogo di lavoro dei singoli educatori».
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