Strisce pedonali “invisibili”:

attraversare è un’impresa

Le strisce bianche ci sono, solo che a volte non si vedono. In questo modo, però, i pedoni sono in pericolo. Altre volte, invece, le strisce bianche si vedono benissimo, piuttosto sono gli automobilisti che schiacciano troppo sull’acceleratore in barba al cartello che indica “zona 30”.

A bordo di una Lancia Ypsilon siamo andati a caccia di attraversamenti pedonali per le strade della città del Barbarossa, dove nel giro di due settimane - in situazioni differenti e per motivi diversi - sono state investite due persone, una delle quali è morta.

Gli incidenti si sono verificati in due punti pericolosi: via Defendente, dove nonostante il semaforo posizionato in corrispondenza del parcheggio dell’ex Macello la velocità dei mezzi è sempre molto sostenuta, e in via San Bassiano, dove nei giorni scorsi gli operai erano al lavoro per rifare la segnaletica orizzontale ma hanno tralasciato - almeno per il momento - alcuni tratti “decisivi”. Entrambe sono super trafficate, fondamentali per raggiungere alcune mete del capoluogo, dal ponte alla stazione.

In via Defendente, inoltre, sull’asfalto si intravedono ancora le strisce gialle del vecchio cantiere: un dettaglio che contribuisce a confondere molti automobilisti.

Se in via Paolo Gorini e via Pallavicino gli attraversamenti sembrano essere un po’ sbiaditi, in viale Savoia si fanno un po’ più vistosi, anche se uno di questi si trova proprio in corrispondenza della curva: la macchina che arriva si trova improvvisamente davanti ai pedoni, soprattutto se questi si dirigono dal pronto soccorso verso l’altra parte della carreggiata. In via Secondo Cremonesi il problema è la velocità delle auto che passano avanti e indietro dal “Montadone”, soprattutto coloro che affrontano il passaggio vicino alla scalinata del Carmine devono fare attenzione: in questi casi è meglio correre o aspettare che la strada sia deserta.

La curva complica la situazione, è più difficile vedere i veicoli in arrivo dall’ospedale; così come il lampione che dovrebbe illuminare la strada, leggermente nascosto dalla pianta.

Una volta raggiunto il ponte dell’Adda, si nota che via Cavallotti è quasi divisa a metà: nella prima parte, dalla piscina Ferrabini al pub Wellington, le strisce bianche sono praticamente invisibili, nella seconda parte, invece, dal Rondò proseguendo verso il piazzale della Contea del Falcone, sono perfette, anche in corrispondenza dei dossi.

A proposito di dossi, quelli in via San Fereolo sembrano aver visto tempi migliori, sia per quanto riguarda il materiale sia per quanto riguarda gli attraversamenti. In ogni caso, i punti sono segnalati con un cartello, si tratta di una zona dove i conducenti non dovrebbero superare i 30 chilometri all’ora.

In viale Milano la prudenza non è mai troppa. Camion, macchine, moto e biciclette non sembrano fermarsi mai. All’incrocio con via Cadamosto c’è un impianto semaforico con delle strisce un po’ sbiadite che forse meriterebbero un “ritocco”. Via Cadamosto e via Sforza, spesso teatro in passato di scontri anche piuttosto gravi, non sempre mostrano strisce bianche all’altezza. Recentemente ha fatto la sua comparsa un nuovo semaforo, ma i mezzi in transito quando trovano verde spesso accelerano senza pensarci due volte.

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