
Acceleratore schiacciato sull’ex Fanciullezza, perché all’orizzonte c’è un polo della famiglia da completare. E freno a mano decisamente tirato sulla Cavallerizza, il museo che la città del Barbarossa sta aspettando da anni: al momento non è una priorità sull’agenda dell’assessore ai lavori pubblici Sergio Tadi. Anzi, l’“assessore al cemento”, così come lo chiama scherzando qualche collega di giunta, perché spetta a lui occuparsi della “grana” asfalti e relativi cantieri, quelli che mandano su tutte le furie gli automobilisti.
Da consigliere d’opposizione “civico”, è entrato a far parte di una giunta di centrosinistra («civica allargata, direbbe il sindaco Simone Uggetti). Ma l’architetto, che arriva dalle fila di Forza Italia e del Pdl, non si reputa affatto un fedele renziano né rinnega il suo passato. Nel premier Renzi rivede semmai la passione e la determinazione di Berlusconi. A cosa pensa adesso? «Amministrare», dice, incalzato dalle domande sul suo futuro politico. Adesso, Sergio Tadi si considera un «indipendente».
Partiamo dalle grandi scommesse. Quale sarà l’opera “simbolo” del 2016?
«Ci sono tante opere simbolo. Noi abbiamo diversi interventi importanti, che avranno il loro maggiore svolgimento nel 2016. Uno è il progetto dell’Isola Carolina. È molto sentito dalla città. Darà al sistema del verde pubblico un grosso impulso. L’anno prossimo il nostro impegno sarà forte per riqualificare il parco. L’intendimento è riuscire a finire nell’estate del 2017».
Oltre all’Isola Carolina, cosa c’è in cima alla lista?
«Nel 2016 grande sarà il nostro impegno per il Fanciullezza, perché vogliamo iniziare i lavori l’anno prossimo. Dopo il piano interrato dove è stato realizzato un asilo nido, le opere si concentreranno sul primo piano, che sarà dedicato alle famiglie. Nascerà un centro con diverse funzioni, pensato per i ragazzi, per le famiglie e per gli adolescenti. Ci saranno dei laboratori, delle consulte e dei momenti di aggregazione. Adesso stiamo entrando nel merito della progettazione, che sarà realizzata dai nostri uffici».
E quanto ci costa?
«Abbiamo stanziato 1 milione di euro. Per questo è stato acceso un mutuo. Erano già stati completati lavori di sistemazione di tutto l’edificio, la cui spesa stanziata era stata di 2 milioni 500mila euro, coperta in parte da fondi regionali. Ora faremo un passo ulteriore».
Vedremo un passo avanti anche nel progetto per il sottopasso di via Nino Dall’Oro?
«Questa è un’opera di cui sentiamo la necessità, perché Lodi ha la caratteristica di essere collegata attraverso questo passaggio ciclopedonale, che è diventato ciclo ma che è sempre stato pedonale. Con l’anno prossimo entreremo proprio nella fase progettuale e in questo caso ci confronteremo anche con altri attori, tra cui le Ferrovie dello Stato».
L’ex Cavallerizza sembra essere scomparsa invece dai radar. Che fine ha fatto il piano per il nuovo museo?
«La Cavallerizza di via Fanfulla è un argomento di cui si parlava molto negli anni scorsi a Lodi. Secondo me è un po’ da rivedere la questione. Nel senso che i tempi sono cambiati, così come le modalità espositive. C’è da fare una considerazione di quanto un museo pensato anni fa possa essere di attualità come era nelle previsioni. La questione non è tanto costruire l’opera, ma farla funzionare. Importante è fare in modo che questo museo rientri in una rete di conoscenze e di gestione che non può essere solo locale».
È ancora tra le priorità di questa amministrazione?
«Sappiamo che è un’opera di cui è necessario il completamento, ma non entreremo adesso nel merito della Cavallerizza, perché abbiamo molti fronti aperti e necessità. Al momento non è una priorità. Il progetto c’è ed è un preliminare di De Lucchi. Il piano è già attuale, ma quando si deciderà di intervenire va approfondito nelle sua conoscenza».
Dalla cultura al “cemento”: i cantieri per gli asfalti a che punto sono?
«Se ragioniamo in termini percentuali, siamo al 60 per cento. Calcolando già alcune cose che stiamo finendo, siamo a buon punto. Abbiamo cercato di fare il prima possibile tutti gli interventi che potevano essere strategici per la viabilità. In vista dell’apertura delle scuole, abbiamo cercato di accelerare da questo punto di vista per dare meno fastidio e disguido possibile ai cittadini, anche se sappiamo di averlo dato e sappiamo che nel momento in cui si vanno a sistemare strade, non c’è altro modo se non dare un po’ di dispiacere a coloro che le utilizzano, anche se in un secondo tempo possono essere un po’ più contenti quando con la loro auto o bicicletta o a piedi percorrono le strade senza sentire buche».
Il traffico è andato più volte in tilt. La programmazione non si poteva fare in modo diverso? Avete sbagliato qualcosa?
«La programmazione è stata giusta. Il problema è che noi siamo soggetti alle gare d’appalto per i lavori pubblici. Ci sono delle implicazioni legislative per l’assegnazione definitiva. Nel momento in cui faccio l’assegnazione provvisoria la legge mi dice che devo aspettare 35 giorni per l’assegnazione definitiva all’impresa che ha vinto l’appalto. L’assegnazione è poi soggetta agli accertamenti di bilancio, per cui devo aspettare che ci siano gli accertamenti delle somme a bilancio per redigere la gara. Le prescrizioni dei bilanci a livello nazionale prevedono dei tempi ben precisi».
Altra “nota dolente”: la segnaletica. Non si poteva fare meglio?
«Noi cerchiamo sempre di migliorare. Questo è fuori discussione. A volte si migliora con degli errori. Prendiamo atto e la volta successiva lo stesso errore non ci sarà più. Indubbiamente la segnaletica è difficoltosa, perché nella segnaletica bisogna dare più notizie possibili, però nel modo più veloce possibile, perché quando una persona è in auto non ha tempo di fermarsi a leggere un cartello, deve passando riuscire a leggere i punti principali. Già a questo “giro” di asfalti la segnaletica è stata comunque di buon livello: una segnaletica per permettere al cittadino e all’utente di avere tutte le informazioni immediate».
Scuole. Ci sono “cure” urgenti in programma?
«Grande importanza diamo all’edilizia scolastica. Appena mi sono insediato abbiamo ragionato di edilizia scolastica, perché è importante che dove vanno a scuola i nostri figli ci sia la sicurezza totale. La grossa sfida che stiamo portando avanti è cercare di intervenire nelle scuole per ovviare ai problemi. Sappiamo che i nostri edifici scolastici come la maggior parte degli edifici scolastici in Italia sono datati. Quest’anno abbiamo speso 400mila euro per le manutenzioni straordinarie. Adesso siamo intervenuti su alcune scuole. Sappiamo che ce ne sono delle altre che hanno bisogno di lavori.
Quali sono i plessi che avrebbero bisogno di interventi?
«Ad esempio lo Spezzaferri, dove conosciamo benissimo la situazione. Stiamo facendo delle valutazioni per intervenire in prima persona, anche senza avere dei finanziamenti statali. La scuola avrebbe bisogno di interventi sui serramenti, sulla coibentazione termica, sulla palestra che è utilizzata anche dalle società sportive».
Ci sono ancora scuole con tracce di amianto negli edifici?
«C’è la mappatura dell’Asl, che non aveva evidenziato alcun tipo di necessità e di urgenza. Teniamo sotto controllo la situazione, abbiamo in scadenza alcune mappature».
Cosa avete intenzione di fare per i cimiteri? Il Maggiore è in uno stato di degrado…
«C’è una manutenzione che viene fatta nei cimiteri. San Bernardo e Riolo non hanno grosse necessità e criticità. Sul Maggiore c’è qualche problema di manutenzione, non lo nascondiamo. Per il momento cerchiamo di soddisfare le esigenze immediate. Entro l’anno cercheremo poi di individuare il percorso migliore da seguire per dare una svolta ai problemi. Il vecchio project financing è superato».
Passiamo alla politica: da sfidante dell’assessore Uggetti ad assessore della sua giunta, come mai ha cambiato idea?
«No, no, non ho cambiato idea. Io mi reputo anzitutto un amministratore, colui che insieme ad altri cerca di amministrare il bene pubblico. Io ho potuto constatare le volontà del sindaco Uggetti per la città, vedendo anche il suo programma. Le iniziative che cercava di portare avanti erano le iniziative che anch’io cercavo di portare avanti. Fare l’amministratore è cercare di fare un qualcosa per il bene della città e per i cittadini. È un po’ la scommessa che ho voluto intraprendere attraverso un assessorato che ha delle sue complicazioni. La scommessa semmai è fare un qualcosa per la crescita della città. Ho lasciato da parte quelle che sono le ideologie politiche, che a volte rendono ciechi sulle vere esigenze dei cittadini, per intraprendere questo percorso».
Ideologie a parte, adesso si sente anche lei di centrosinistra e un “fedele” renziano?
«Nella situazione in cui ci troviamo la cosa più inopportuna è non avere un governo. L’Italia è una nazione che ha una sua produttività interna e anche molto riconosciuta all’estero per le sue capacità imprenditoriali. La cosa peggiore è non avere certezze nel mondo politico. L’unico che può dare certezze nel panorama politico attuale, ritengo sia la persona di Renzi. Questo non vuol dire essere un renziano. Questo vuol dire avere la consapevolezza che una figura come Renzi ha dato un slancio maggiore rispetto alla stagnazione degli ultimi tempi».
Ma non era iscritto a Forza Italia?
«Non rinnego assolutamente: ero iscritto e sono stato anche vice segretario di Forza Italia all’epoca di Votta. Nel 1994 grande è stata l’ascesa di Berlusconi, che ha avuto notevoli pregi. Pregi che sotto certi punti di vista ritrovo in Renzi, nella volontà di metterci anima e corpo in quello in cui crede. Berlusconi portava avanti una politica nel quale credeva, un po’ da politico e un po’ da imprenditore. Ha fatto delle cose dal 1994 in poi molto valide, ma non sempre ha avuto nei suoi collaboratori persone ideali».
E alle prossime comunali con chi si candiderà?
«Io sono indipendente. Faccio parte di un gruppo civico: “Impegno per Lodi”. Ho dei collaboratori all’interno di “Impegno per Lodi” validi e importanti. Da qui ai prossimi due anni e mezzo il mondo può cambiare. Adesso voglio prestare il mio impegno come amministratore, poi si vedrà cosa ci sarà da fare».
Ma per fare l’assessore c’era un accordo precedente?
«Nessun accordo precedente, né tanto meno incontri interlocutori o accordi sottobanco. Durante i 12 incontri pubblici nella campagna elettorale, mi sono trovato a fianco una persona, Uggetti, con la quale ho avuto un buon rapporto a livello di campagna elettorale, con la quale molte volte condividevo gli stessi obiettivi. Una persona che aveva un qualcosa in più che gli permetteva di amministrare la città. Me ne sono accorto durante la campagna elettorale e mi ha fatto piacere».
Da quando è diventato assessore riesce ancora a fare l’architetto?
«Ho la fortuna di non essere da solo, ho due collaboratori che sono due architetti che vanno avanti nello studio. È chiaro che ora la mia presenza è quasi saltuaria».
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