Tempi d’attesa in sanità, continuano i ricorsi VIDEO
APPELLO Matteucci esponente del coordinamento lodigiano per il diritto alla salute: «Il posto va trovato secondo la priorità indicata in ricetta dal medico di famiglia»
Liste d’attesa, ancora ricorsi da parte dei cittadini nei confronti degli ospedali della Lombardia. Il coordinamento lodigiano per il diritto alla salute ha aperto degli sportelli, circa due anni e mezzo fa, sulla scorta della battaglia per l’arrivo delle Usca durante la pandemia, che accolgono le richieste dei pazienti nel territorio.
Sportelli sono stati aperti a Lodi, presso la sede di Lodi Comune solidale, in corso Adda 96 (aperto il mercoledì dalle 10 alle 12, tel, 3357208018), presso la sede della Camera del lavoro, in via Lodivecchio (tel. 3511879534, aperto il giovedì dalle 10 alle 12), a Santo Stefano (tel. 329/2026355, aperto il sabato dalle 10 alle 12), a Codogno (presso la Cgil in via Pietrasanta 3, tel. 340/4091652, aperto il martedì, dalle 10 alle 12) e a Casale presso le Acli (in via Marsala 29, tel. 0377/84231, aperto il lunedì dalle 10 alle 12).
Sulla scorta dell’esperienza Lodi sono stati aperti altri 43 sportelli in Lombardia e numerosi altri in tutta Italia.
Giovedì siamo stati presso lo sportello della Camera del lavoro di Lodi, abbiamo incontrato i promotori come Andrea Viani e Benedetto Matteucci, la segretaria della Camera del lavoro Eliana Schiadà anche lei vittima delle lungaggini del sistema sanitario e i pazienti.
«La nostra idea - ha ricordato Viani - è nata dopo la pandemia. Durante l’epidemia eravamo scesi in campo per l’arrivo delle Usca. È stato a quel punto che ci siamo accorti che le norme erano molto stringenti per quanto riguarda il rispetto dei tempi d’attesa.Le Asst sono obbligate a rispettare le prescrizioni dei medici di famiglia nella tutela della salute dei cittadini».
Parlando con le persone allo sportello, invece, ci siamo accorti che non è così.
«Ho chiamato 16 strutture con la medicina nucleare per trovare una disponibilità - commenta la segretaria Schiadà che si è trovata ad affrontare un calvario per la scintigrafia di sua mamma prescritta con priorità d 10 giorni dalla cardiologa durante un esame da sforzo interrotto per necessità cliniche -, il San Gerardo mi ha risposto per iscritto che avrei dovuto far togliere la priorità al medico sulla ricetta così mi avrebbero fissato l’appuntamento per il mese di aprile. Avrei dovuto far dichiarare il falso al medico. Se l’esame è urgente è urgente».
Il signor Giovanni Corfì, invece, sprovvisto di mezzi, si è imbattuto nei 400 giorni di attesa per una visita dermatologica all’ospedale di Lodi e nell’impossibilità di effettuare una risonanza magnetica alla prostata con una apparecchiatura a 3 tesla annuale prescritta dall’ospedale San Carlo di Milano.
«A Lodi non hanno l’apparecchio e in nessun ospedale - lamenta il paziente che si è rivolto allo sportello per fare ricorso - ho trovato un posto nel giro di un anno. Assurdo, io rischio di sviluppare una patologia oncologica. Cosa dovrei fare?».
«È molto grave - commenta Matteucci -, noi faremo ricorso, al San Carlo, ma anche a Lodi. Il Cup, infatti, anche se non ha l’apparecchiatura, ha l’obbligo secondo noi di prendere in carico il paziente e trovargli un posto entro i termini previsti. Se non c’è in sanità pubblica il posto deve essere trovato in un’altra struttura, a carico del sistema sanitario nazionale».
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