Tossine della muffa nel latte: a processo un allevatore lodigiano, rischia 3 anni
La scoperta del prodotto contaminato da parte dei Nas risale al 2015
Carlo Catena
Tossine della muffa nel latte: un allevatore del Basso Lodigiano finisce sotto processo per “commercio di prodotti alimentari nocivi”. Il caso risale al novembre del 2015, quando, nell’ambito di una campagna di controlli a campione, i carabinieri del Nas di Cremona avevano acquisito i dati delle analisi sul contenuto di aflatossine che lo stesso allevatore, oggi 55enne, aveva fatto effettuare in autotutela a un laboratorio di fiducia.
Da quelle analisi era emersa la presenza dell’aflatossina M1, genotossica e cancerogena, in una concentrazione di 64 nanogrammi per chilo, contro un limite ammesso dall’Unione europea di 5 nanogrammi. Si tratta di quantità infinitesimali, che derivano dall’alimentazione delle mucche con foraggi, tipicamente insilati, che hanno sviluppato muffe del genere aspergillo, già di per sè pericolose, le cui tossine passano nel latte in misura del 6 per cento rispetto al quantitativo originario.
Il latte contaminato, avevano accertato i carabinieri, era la produzione di due giorni, per un quantitativo di circa 13mila litri, ed stato poi raccolto da un consorzio codognese e conferito quindi per la lavorazione alla Cooperativa Santangiolina. Dove però, data la diluzione con altre forniture, i valori di aflatossine erano rientrati sotto la soglia ammissibile.
Dato che secondo l’accusa l’allevatore era venuto in possesso delle analisi, doveva essere consapevole dell’irregolarità del latte. e così, oltre all’ipotesi contravvenzionale di violazione della legge 283 del 1962, è stato contestato anche il reato penale, che prevede fino a 3 anni di reclusione. L’allevatore era stato condannato per decreto a 1.500 euro di multa ma ha deciso di difendersi affrontando il processo, Prossima udienza a marzo.
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