Delocalizzare il business park nelle aree dismesse tra ex Cetem ed ex Abb. Fermare il consumo di suolo e utilizzare le aree dismesse per sbloccare l’edilizia popolare che in questi anni non è riuscita a decollare, in modo tale da rispondere al gran numero di domande. Michela Sfondrini è candidata alle primarie del centrosinistra con il progetto “Meglio Michela”.
La sua prima azione da sindaco?
«Avviare l’adesione del Comune ad “avviso pubblico”, cioè un coordinamento per la trasparenza e la legalità, recependo la carta di Pisa, costituire la commissione antimafia e rendere le azioni amministrative ancora più trasparenti di quanto prevede la legge. Penso a forme di partecipazione dei cittadini che non siano solo affidate all’estemporaneità. Dopo l’abolizione dei consigli di zona, sarebbe opportuno delocalizzare i consigli comunali e promuovere assemblee pubbliche. Importante, poi, è arrivare alla stesura del registro delle unioni civili».
Lei parla tanto di ridurre il consumo di suolo. Cosa farà?
«In questi anni abbiamo consumato il 10,1 per cento del suolo, eppure abbiamo circa 800 case invendute e sfitte. Nel 2012 più di 350 famiglie hanno chiesto una casa popolare. Credo che ci sia da fare un ragionamento su ex Cetem e Abb. La politica urbanistica cittadina non ha saputo rispondere all’esigenza di case popolari. Si è lasciato mano libera al mercato con il risultato di un numero elevato di case invendute. Bisogna partire da qui».
Lei ha fatto una battaglia, anche legale, contro il business park.
«Siamo ancora al consumo di suolo. Noi non facciamo la politica del no, ma del consumo critico. Il business park o incubatore d’imprese è stato previsto a villa Igea su un terreno agricolo di 395mila metri quadri. Perché non delocalizzare il business park proprio nelle aree dismesse?».
Bisogna puntare all’Università?
«È una grande prospettiva per rilanciare la città, ma la scommessa è che Lodi sia capace di accogliere gli studenti. Spero che il suo grado di praticabilità sia realistico, non ho la sensazione che l’Università stia facendo la corsa per trasferirsi definitivamente a Lodi».
Per rilanciare le imprese?
«Partire dalla vocazione del territorio, con un distretto di economia solidale, valorizzare le piccole realtà produttive, favorendo l’incontro tra produttori e consumatori a Km zero».
Per sbloccare il lavoro?
«Potenziare il fondo anticrisi, puntare all’agroalimentare e all’economia verde e al connubio con enti di ricerca e università, in vista della riconversione ecologica delle aziende, incentivare l’imprenditoria giovanile con il microcredito e gli sgravi fiscali».
Come valuta il Pgt di Guerini?
«Due aspetti positivi: esclude la possibilità d’insediamento della grande distribuzione e favorisce una percentuale di edilizia convenzionata e pubblica, nell’ambito della lottizzazione privata, ma la valutazione complessiva del Pgt non è positiva proprio rispetto al consumo di suolo. Solo per fare degli esempi, hanno previsto 30 appartamenti e case per altre 120 famiglie alla Codignola, oppure 12 appartamenti, 6 ville a schiera e un palazzo con 28 alloggi al Pratello, ma qui si è già costruito tanto. La popolazione cresce più lentamente dell’offerta delle abitazioni».
Le nomine nelle partecipate sono da rivedere?
«Sono da assegnare non in funzione dell’appartenenza, ma con criteri di trasparenza: serve attenzione ai curriculum, poi bisogna limitare i gettoni e il tempo d’incarico».
Cosa farà per la cultura, i festival continueranno?
«Bisogna rafforzare la biblioteca; recuperare un immobile di pregio è stato ottimo, ma questa deve diventare punto di riferimento, ampliando gli orari, per esempio, che non sono adeguati a un capoluogo di provincia. Non sono contraria ai festival, ma la cultura si fa tutti i giorni. Per un festival si spendono 70mila euro, per i libri della sezione adulti, invece, 10mila euro all’anno. Questo è un rapporto da invertire. Per quanto riguarda il teatro, bisogna creare un circuito con gli altri teatri del territorio, Casale e Tavazzano. Le iniziative per le famiglie, molto apprezzate, vanno ampliate ulteriormente. Affidarsi alla gestione del teatro Franco Parenti sembrava una scelta provvisoria, invece è diventata definitiva».
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