Trenta writer al lavoro per riqualificare il terminal bus di Lodi

Michael Jackson che dipinge Federico Barbarossa, il fondatore di Lodi, mentre di lì a due passi un cartello annuncia lo “street museum” della città. Il museo dell’arte di strada, pezzi di parete grondanti colore che si susseguono fino a raggiungere e superare il terminal bus. Non è un’allucinazione, anzi, a questo punto non c’è più alcun dubbio: questo è destinato a diventare “the wall”, il muro per eccellenza della città del Torrione.

Nei giorni scorsi una trentina di writer si sono messi all’opera per sistemare e dipingere il vecchio muro nei pressi della stazione, un’iniziativa portata avanti con il via libera della Provincia. Una collaborazione iniziata a Pieve Fissiraga, con il murales che ha interessato il sottopasso lungo la Lodi-Casello, la strada che porta verso l’A1.

A tenere le fila del progetto è Marco, 31enne titolare di Gringo Shop, il negozio di via Defendente specializzato nella vendita di prodotti del settore.

«Domenica scorsa è iniziata la riqualificazione del terminal bus di Lodi - racconta -, un muro di 240 metri. Si sono cimentati 30 artisti provenienti da Lodi, Milano, Torino, Modena e Bologna. Nella settimana precedente - aggiunge -, durante la notte, ho eseguito i lavori per rendere possibile l’evento, attraverso la riverniciatura e l’eliminazione delle vecchie scritte.Il lavoro è stato reso possibile grazie alla Provincia».

Il tema scelto per la street art è il seguente: “I monumenti di Lodi e i trasporti”. Ecco perché muro dopo muro si possono ammirare la rivisitazione del duomo, le colonne del centro storico e i diversi mezzi pubblici, dai pullman ai taxi, dall’aereo alla bici.

Dal momento che non tutti gli artisti coinvolti hanno portato a termine la propria opera, domenica ci sarà la possibilità, bombolette alla mano, di concludere il lavoro.

La speranza di Marco e dei writer è che la Provincia sia soddisfatta del nuovo “look” del terminal bus: «Ci piacerebbe intervenire su tutti i muri brutti e vandalizzati della città», confida Marco. E intanto incrocia le dita per il futuro.

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