
Al camposanto trovare i cittadini più celebri non è un’operazione semplice, non ci sono infatti indicazioni utili. Si deve svoltare a destra e cercare la scalinata che porta nei sotterranei, un labirinto di tombe che a un certo punto si allarga per lasciare spazio al Famedio.
I muri, però, sono scrostati a causa delle infiltrazioni e il soffitto è completamente rovinato, così come una parte del pavimento; a fare da cornice ci pensano le ragnatele e un’atmosfera di degrado accentuata dal freddo di questi giorni. L’illuminazione è inoltre piuttosto fioca.
Alcuni nomi ormai non si leggono più, tra questi quello dello scienziato Paolo Gorini, che sta lentamente scomparendo, mentre quello dello storico e patriota Luigi Anelli è completamente svanito. Al loro fianco riposano il maestro del diritto Carlo Francesco Gabba, il fisico Giovanni Gandini e Saverio Griffini, prima medaglia d’oro dell’esercito italiano. Quest’ultimo è l’unico ad avere una targa, a nome dell’Istituto del Nastro Azzurro-sezione di Lodi, e una fotografia.
Nel 2011 era stato effettuato un primo intervento di pulizia, l’impressione è che oggi sia necessario un restauro. Anche di recente alcuni lodigiani hanno sottolineato la necessità di una riqualificazione del Famedio, vista l’importanza delle spoglie che raccoglie, si tratta infatti di lodigiani che con la propria attività hanno fatto conoscere Lodi nel mondo.
C’è anche chi ha sottolineato che ormai da più di ottant’anni nessun altro illustre concittadino defunto vi è stato inumato.
L’anno scorso la Socrem, Società di cremazione, ha puntato l’attenzione proprio sullo stato in cui versa il Famedio: «Non è pensabile - aveva detto il presidente Pietro Steffenoni - continuare a conservare, senza rispetto alcuno, le spoglie dei nostri cittadini più illustri in quel luogo indecoroso».
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