Un anno e 11 mesi ai tecnici dell’Asl

Hanno deciso tutti di patteggiare, un anno e 11 mesi di reclusione, i tre ormai ex tecnici del servizio igiene degli alimenti e nutrizione dell’Asl di Lodi che erano stati arrestati all’esito delle indagini del comando provinciale della guardia di finanza. Nel dicembre di due anni fa le manette erano scattate ai polsi di S.B., 55 anni, e di R.C., 40, lodigiani, bloccati dai finanzieri davanti a un esercizio pubblico di via Cadamosto, dal quale erano appena usciti. Uno dei due aveva in tasca una busta contenente alcune centinaia di euro. Contemporaneamente al blitz, scattato alle 9.30 del mattino, altre pattuglie avevano perquisito i loro uffici presso la sede dell’Asl in piazza Ospitale.

I due si erano recati in via Cadamosto con una Punto con le insegne dell’Asl, anch’essa sottoposta a perquisizione. Dopo l’interrogatorio del gip, nel quale avevano cercato di chiarire la loro posizione, erano stati ammessi agli arresti domiciliari. Ai due erano stati contestati, alla fine delle indagini, più di cinque episodi di “concussione per induzione”: secondo l’accusa si sarebbero presentati in bar, pasticcerie e ristoranti per i controlli d’ufficio ma, quando notavano che un’autocertificazione Haccp era mancante o incompleta, invece di far scattare la procedura che poi porta (in caso di inadempienza) a una sanzione amministrativa, si offrivano di compilare loro quella dichiarazione, a tariffe di circa 400 euro, ovviamente in contanti e in nero, contro quelle di mercato dei consulenti che arrivano anche al doppio. E, secondo l’accusa, diversi imprenditori lodigiani hanno accettato il patto illecito, che avrebbe portato i controllori a redigere gli atti sui quali loro stessi avrebbero dovuto svolgere i controlli.

Fino a quando un esercente, sospettando che si trattasse di una prassi illegale, aveva telefonato al “117”. Il difensore dei due, Michele Apicella di Lodi, preferisce mantenere il riserbo sulla vicenda.

Le indagini della Finanza non si erano però concluse: nel luglio dello scorso anno infatti era stato arrestato, in ufficio, un altro ispettore Asl, L.R., 47 anni, originario di Cerro al Lambro e residente a Milano. A lui era contestato, da subito, un reato diverso, quello di “induzione indebita a dare o promettere utilità”, perché, le 5 consulenze Haccp “proibite” di cui risulta autore erano state eseguite a favore di esercizi sui quali non aveva effettuato controlli. «A mio parere è un comportamento meritevole di sanzione disciplinare, perché il dipendente pubblico deve astenersi da attività private - osserva invece il suo difensore Maria Antonietta Marino di Milano - ma è stata fatta comunque la scelta di patteggiare. Si è licenziato dall’Asl e ha trovato un altro lavoro. Ha voluto chiudere questo doloroso capitolo».

Tutti e tre dopo l’arresto erano stati sospesi dall’Asl e hanno poi perso il posto. Anche per i due lodigiani è stato concesso il patteggiamento per il reato meno grave di “induzione indebita” e in tutto ai tre venivano contestati a vario titolo più di una decina di episodi. Concessa la sospensione della pena, revocate le residue misure cautelari. Attende invece la fine indagini il 51enne di San Giuliano, ex ispettore del Sian di Melegnano, coinvolto nello stesso periodo in una diversa vicenda, ma molto simile, nel Sudmilano.

Hanno deciso tutti di patteggiare, un anno e 11 mesi di reclusione, i tre ormai ex tecnici del servizio igiene degli alimenti e nutrizione dell’Asl di Lodi che erano stati arrestati all’esito delle indagini del comando provinciale della guardia di finanza

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