Un primo maggio da “separati in casa”
Per la festa dei lavoratori non ci sarà una manifestazione unitaria
n Il primo maggio i sindacati lodigiani “balleranno da soli”: nessuna manifestazione unitaria per Cgil, Cisl e Uil, ognuno festeggerà per proprio conto. Ma rigorosamente senza polemiche, su questo punto i segretari provinciali sono molto chiari, a dispetto delle “frizioni” che scuotono le confederazioni a livello nazionale. «C’è la massima serenità», fanno sapere i diretti interessati, i quali spiegano che alla fine il progetto di un unico, grande momento da celebrare in piazza non è andato in porto. La Cgil parteciperà all’evento in programma a Lodi Vecchio e avrà una stand a Tavazzano, la Cisl si ritroverà a Codogno con un corteo il 30 aprile e la Uil si darà appuntamento a Casale.
Ogni organizzazione punterà i riflettori sugli aspetti che più contano. «Si partirà dalla cooperativa Amicizia - spiega Mario Uccellini, segretario provinciale della Cisl -, per ricordare l’importanza dell’inserimento al lavoro dei disabili. Dal momento che a Codogno si vota, inoltre, sarà l’occasione per lanciare un appello agli enti locali sui temi sociali, affinchè si presti la giusta attenzione, inviteremo tutti i candidati sindaci».
Santo Bolognesi, segretario provinciale della Uil, ritiene che la festa dei lavoratori non possa essere ridotta a un’occasione rituale: «È un momento per ritrovarsi tutti insieme, provo un po’ di rammarico per il fatto che non sia stato possibile realizzare qualcosa di unitario e anche per il fatto che nel Lodigiano questo appuntamento non riscuota grande successo». Bolognesi si riferisce al numero di partecipanti dello scorso anno.
«Sarà un primo maggio all’insegna dei giovani precari - dice Domenico Campagnoli, segretario provinciale della Cgil -. Il lavoro precario deve costare di più, perché oggi costando meno di quello standard, scarica sulla collettività rischi e oneri maggiori. Meno costa e meglio è, e diventa più facile liberarsene. Il numero delle tipologie contrattuali va drasticamente ridotto perché oggi le forme di lavoro vengono scelte in base alla convenienza dei costi. Basterebbe portare a quattro le forme di lavoro, oltre al tempo indeterminato, con causali precise e percentuali di utilizzo stabilite, garantendo un legame efficace con la formazione e invece, anche nel Lodigiano, partono proposte per aumentarle ulteriormente».
Tutti sanno, però, che in questo modo non si potrà andare avanti ancora per molto: scioperi e critiche, staffilate, contratti firmati solo da alcuni e punti di vista diversi sui referendum. I sindacati si “spaccano” proprio quando i lavoratori hanno bisogno di loro? «È chiaro che ci sono delle divergenze di linea piuttosto importanti - commenta Campagnoli -, come si fa a mettersi d’accordo? Facendo votare i lavoratori. Anche qui ci sono delle opinioni diverse su come votare, ma sarebbe un modo per ripartire. L’unità tra organizzazioni sarebbe il regalo di Pasqua più bello per i lavoratori». Per Uccellini il problema è più ampio: «Bisogna capire che cosa vogliamo fare di questo paese - sottolinea -, per noi il primo valore da difendere resta il lavoro e a volte bisogna mettere in discussione i diritti acquisiti. Vogliamo andare avanti solo a colpi di slogan?». Bolognesi è consapevole del fatto che «le divisioni non fanno bene a nessuno», il rischio è quello di trovarsi di fronte a situazioni impossibili da gestire: «Qualcuno dovrebbe fare un passo indietro rispetto alle ideologie e alle prese di posizione che non hanno nulla a che fare con il sindacato. Non basta dire che si è contrari a qualche proposta e basta. Si deve ragionare nel merito delle questioni, è questo che conta».
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