Nata a Lodi nel ‘47, Silvana Allegri, è candidata alla Camera, nella prossima competizione elettorale, nella lista di Sel, Sinistra, ecologia libertà. Sposata con Renzo De Vecchi, preside storico della “Don Milani”, oggi in pensione, è impegnata a Lodi nell’Aism, l’Associazione sclerosi multipla. Diplomata alle Magistrali, Allegri si è trasferita a Venezia per studiare alla facoltà di lingue e letterature straniere. Tornata a Lodi ha iniziato a insegnare francese, prima alle 150 ore, poi alla ragioneria di Codogno e Lodi, a Villa Igea, dall’87 al 2001 al liceo scientifico Gandini e dal 2001 al 2011 al Maffeo Vegio.
Ha ereditato la sua passione politica dallo zio Antonio, sindaco di Lodi negli anni ‘70?
«Sì, io sono stata consigliere di zona a Porta Cremonese, negli anni ‘90, quando mio marito era in consiglio comunale durante la giunta Ferrari. La mia passione però nasce negli anni giovanili. Nel ‘68 ero sulle barricate sui canali di Venezia. Ho sempre pensato che il dovere di ogni cittadino è di partecipare, come dice l’articolo 4 della Costituzione, per concorrere al progresso materiale e spirituale della società. C’è sempre stato in me questo spirito civile».
Quali temi le stanno più a cuore?
«Welfare, diritti dei disabili, sanità e scuola. Sel propone il reddito minimo garantito di 600 euro per i giovani, per consentire loro di essere autonomi e sottrarsi al ricatto della precarietà. E poi la riforma del sistema previdenziale con età pensionabili diverse a seconda dei lavori che si fanno, oltre a misure che riconoscano contributi per la cura dei figli e l’assistenza».
Per quanto riguarda la sanità ci sarà un occhio di attenzione per il Lodigiano?
«A Lodi l’ospedale punta molto sull’immagine, invece bisogna prima di tutto rispondere ai bisogni dei cittadini. Qui hanno fatto in modo che molti dei migliori specialisti se ne andassero via. Bisogna poi potenziare la prevenzione, facendo ricerca. Qui l’inquinamento è elevato ed incide sia sulle malattie tumorali che sulla stessa sclerosi multipla, una malattia in aumento. Guardando solo i dati femminili, nel 2010 erano 150 i casi, siamo già salite a 160. Sul tema vorremmo costruire a Lodi un’equipe e una rete di specialisti. Nel territorio abbiamo 100 siti sotto osservazione, industrie chimiche, centrali e un’agricoltura intensiva fatta con i pesticidi. Bisogna potenziare la prevenzione Asl e i controlli sulle aziende. E poi reintrodurre l’assistenza domiciliare dell’Asl che è stata smantellata».
Sulla scuola quali obiettivi avete?
«In primo luogo investire di più, il 9% è pochissimo. Le ultime riforme sono state un disastro. I concorsi universitari sono bloccati. Le tasse sono alte e il numero chiuso ha ridotto la qualità e la quantità della formazione. I dottorati sono senza borse e i contratti a salari zero, mentre i corsi di formazione post laurea sono totalmente scollegati dal mondo del lavoro. Vogliamo nelle scuole il tempo pieno per tutti. Proporremo un piano di immissione in ruolo per i precari fino ad esaurimento delle graduatorie coprendo tutti i posti disponibili. L’obbligo scolastico deve essere portato a 18 anni e il programma di edilizia scolastica potenziato».
Come finanziare tutto questo?
«Tagliando le spese per gli F35 e per le grandi opere, riducendo gli stipendi dei manager e dei dirigenti pubblici e tassando i grandi patrimoni».
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