È così triste pensare che nel luogo dove lo scorso anno c’erano centinaia di bagnanti, ora ci sono solo sterpaglie.
La piscina Ferrabini, rimasta chiusa a seguito delle inchieste della magistratura in merito al bando di affidamento della gestione delle piscine scoperte, è infatti lasciata nell’abbandono più totale, ed è difficile pensare che possa riaprire senza ingenti lavori di manutenzione straordinaria.
Basta fare una passeggiata lungo la pista ciclabile che porta a Boffalora, magari per andare a dare uno sguardo al cantiere della Cattedrale vegetale che prende forma, e subito saltano all’occhio le condizioni in cui versa la piscina.
L’anno scorso, l’impianto di via Cavallotti lavorava a pieno ritmo: all’ingresso c’erano i ragazzi pronti a chiedere il biglietto, ad offrire lettini e ombrelloni, c’erano gli spogliatoi appena ridipinti e poi la vasca, piena d’acqua e di persone.
«Quest’anno, il sole e il caldo stanno portando molta più gente», affermavano i gestori della Wasken Boys nel torrido luglio del 2015. Ieri, nonostante il caldo, nella vasca c’era soltanto un po’ di acqua piovana dal colore indefinibile, mentre guardando la piscina più piccola, quella per i bambini, si vede che anche le mattonelle che la rivestono sono in cattive condizioni.
A portare alla mancata apertura dell’impianto, infatti, era stata proprio l’inadeguatezza del rivestimento interno alla vasca, che avrebbe dovuto essere sistemato prima di una eventuale apertura. Il problema era emerso già nella riunione dei capigruppo del consiglio comunale il 13 giugno. Dopo le vicende giudiziarie che hanno fatto saltare il primo bando, infatti, il secondo bando di affidamento riguarda solo il Belgiardino, escludendo invece la Ferrabini, perché, secondo quanto riportato ai consiglieri durante la riunione, non c’erano tempistiche e risorse economiche sufficienti per mettere mano all’impianto.
Così la piscina non ha mai aperto, e qua e là delle erbacce si fanno spazio tra le giunture della pavimentazione di cemento che circonda le due vasche, mentre nello spazio verde, dove l’estate scorsa i bambini giocavano a palla e i più grandi prendevano il sole, è cresciuta una specie di selva, con l’erba altissima e secca che ha invaso tutto.
La cosa che lascia più stupiti, però, è il fatto che tutto l’impianto appare come se fosse stato abbandonato di fretta, da un giorno all’altro. Nessuno si è premurato di spostare le sedie di plastica, che sono accatastate a bordo della vasca, e probabilmente non reggeranno a un altro inverno. Poco distante, un ombrellone giace riverso su un lato, mentre dall’altro lato un tavolo da ping pong è rimasto aperto nonostante nessuno lo utilizzi da mesi.
Sotto le tribune azzurre desolate, tra disegni di polpi e sirene anche abbastanza inquietanti, ci sono ancora i cordoni che servono a separare le corsie, riavvolti e abbandonati alle intemperie.
I passanti si avvicinano e buttano un occhio all’interno, scuotono la testa, e proseguono per la loro strada. Qualcuno, più espansivo, si ferma a commentare la situazione: «È un peccato che sia finita così – afferma una donna sulla sessantina -. Già l’impianto era vecchio, se non ci stai dietro finisce che non lo apri più».
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