Una piccola bussola per i nuovi sindaci del Lodigiano e del Sudmilano

Inizio con un ringraziamento d’obbligo ai quasi quaranta sindaci neoeletti del Lodigiano e del Sudmilano che ci hanno raggiunto in redazione martedì pomeriggio per un primo momento di saluto e di confronto. Negli auspici pensavamo di trovarci di fronte a una decina di primi cittadini, invece ne abbiamo dovuti “fronteggiare” quattro volte tanto! E qualcuno - almeno tre - che ha mancato il piccolo evento per varie ragioni, ci ha fatto sapere che avrebbe partecipato volentieri: rimedieremo!Provo allora a fare una piccola sintesi dei temi portanti che sono stati messi in evidenza dai nuovi amministratori nell’incontro al «Cittadino». Difficile indicarli tutti, mi limito a quattro, che valgono certamente per il Lodigiano ma in parteanche per il Sudmilano, e che possono diventare una modesta bussola per orientare la navigazione collettiva.

1) Il primo è la salute.

L’auspicio è che i sindaci del territorio possano davvero lavorare insieme, in maniera unitaria, su questo tema. Ma occorre andare oltre gli steccati ed è necessario che il Partito democratico e la Lega - le due forze trainanti del Lodigiano, con tanti bravi amministratori locali - riescano a ragionare su un terreno comune, tutto il resto verrà da sè. Abbiamo da pochi mesi una nuova guida per gli ospedali lodigiani e dai colloqui con i sindaci mi pare di poter intuire un apprezzamento collettivo per lo stile e per l’apertura al dialogo del dottor Grignaffini. È un’occasione da non lasciar cadere per chiedere a Regione Lombardia una maggior attenzione agli ospedali lodigiani e un potenziamento del sistema di cura e assistenza a livello locale. E per provare una volta per tutte la spallata decisiva per tornare ad avere una Ats lodigiana e uscire da quella mastodontica della Città metropolitana.

2) Il secondo tema di lavoro comune è quello della partecipazione.

È necessario operare in tutte le comunità per rinvigorire lo spirito di attaccamento al bene comune e favorire l’impegno di quanti sono magari lontani dall’amministrazione locale e pure un poco disillusi. I sindaci più navigati segnalano da tempo l’urgenza di lavorare per favorire il ricambio e rinfocolare un dibattito costruttivo - anche franco se serve - nei territori. Le direttrici sono due: far crescere i giovani affinché possano diventare dei bravi amministratori già nelle prossime tornate amministrative e contrastare la disaffezione al voto, incentivando l’affluenza alle urne.

3) Il terzo tema che - si spera - vedrà il Lodigiano (e il Sudmilano) compatto è quello dell’ambiente.

Abbiamo davanti a noi sfide enormi. Nelle ultime settimane si è parlato a lungo dell’inceneritore di Castiraga Vidardo: non si è però registrata, va detto chiaramente, una reazione popolare su larga scala. Così come appare ancora blando l’orientamento territoriale sullo sviluppo sconsiderato delle logistiche. Nei prossimi anni arriveranno sui tavoli dei sindaci e della Provincia tanti altri progetti per insediamenti di questo tipo, perché il Lodigiano - al pari del Sudmilano e della zona di Novara - è nel mirino degli investitori immobiliari che puntano a creare grandi hub di merci a servizio di Milano. Così come arriveranno progetti per i Data center, cioè logistiche dei dati, che mangiano terreno e consumano un’enormità di energia: uno importante è in costruzione a Melegnano, uno è in previsione all’ex Gulf di Bertonico, una iniziativa infine è stata paventata nella zona di Codogno. Insomma, non si tratta di dire di no a tutto e tutti ma di non farsi letteralmente travolgere. Lo stesso Piano territoriale di coordinamento provinciale recentemente licenziamento dal presidente Santantonio fissa dei paletti - troppi labili secondo parte degli ambientalisti, adeguati secondo la maggioranza che amministra San Cristoforo - ma i margini di operatività dei sindaci sono comunque notevoli. Ecco perché occorrerà buonsenso e ragionevolezza nella gestione del territorio, che è un bene collettivo ma non replicabile.

4) L’ultimo tema chiama i sindaci ad alzare lo sguardo dai loro piccoli comuni e dagli impegni quotidiani.

Che Lodigiano vogliamo? Sicuramente tutti abbiamo l’ambizione di lavorare affinché la provincia di Lodi acquisti sempre più dinamicità, cresca dal punto di vista economico e contrasti efficacemente lo spopolamento di alcune aree. Questo si potrà fare se tutti, sindaci in primis, faranno uno scatto in avanti e si sentano orgogliosamente parte di un progetto comune. Il rischio, altrimenti, è quello di fare del Lodigiano una grande e grigia periferia di Milano.

Il Lodigiano sarà attivo se saprà dialogare intelligentemente con Milano, rivendicando la propria identità in termini economici e di rappresentanza. Ma nessuno vieta di coltivare con sempre maggior convinzione i rapporti con l’area del Cremasco, a cui ci legano sempre più anche interessi economici e un distretto della cosmesi che porta lavoro e crea ricchezza. Infine, e questo è l’appello ai sindaci lodigiani ma anche a quelli del Sudmilano, proviamo a ragionare sempre più su un’area vasta che comprenda la provincia di Lodi e quei territori, penso a Melegnano e Paullo, che sono sì parte della Città metropolitana, ma possono dialogare con tutto ciò che sta geograficamente sotto di loro. La politica alta è anche visionaria, nel senso che è in grado di immaginare e tratteggiare soluzioni future dove oggi c’è un foglio bianco.

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