«Una strategia della tensione dietro i roghi»

Parla Filippini, titolare dei vari filoni di “Rifiutopoli”

Centinaia di notizie di reato, in pochi anni. Ma attorno al Lodigiano pattumiera di Milano, e dove «c’è tanto da investigare», accanto all’ombra di chi, per lucrare, non si fa scrupolo di aggredire la concorrenza a colpi di incendi, crescono anche la sensibilità dei cittadini e un’agguerrita “task force” investigativa. Sono questi alcuni degli spunti portati dal sostituto procuratore Paolo Filippini a “Rifiuti, un business per chi?”, l’incontro-convegno dedicato dal Coordinamento Legalità e Responsabilità del Lodigiano a uno dei fenomeni a maggiormente esposti al rischio di infiltrazioni criminose. Titolare di tutte le principali inchieste ambientali in provincia, dai vari filoni di Rifiutopoli alla vicenda degli appalti di Italia 90, il magistrato ha contribuito all’appuntamento con un’intervista-video nella quale, pur non entrando nel merito dei processi in corso, ha offerto uno spaccato decisamente interessante della realtà lodigiana. Sullo sfondo, la peculiarità geografica della provincia: «La vicinanza a una metropoli come Milano, che la rende per vocazione il punto logistico dove riportare i rifiuti di un’area metropolitana», ha spiegato Filippini, e che «pur non essendo un territorio vastissimo, ospita un numero importante di siti di discarica e soprattutto di attività imprenditoriali finalizzate al recupero, allo smaltimento e alla gestione dei rifiuti». Ma se le medesime attività vengono definite «mediamente virtuose», la criticità è collegata «all’aspetto della gestione del rifiuto degli imprenditori che lo ritirano»; e mentre gli stessi imprenditori dimostrano spesso di non conoscere regole, rischi e responsabilità connessi a «una normativa complessa, e scrupolosamente finalizzata alla tutela dell’ambiente», l’ambizione di perseguire il profitto a tutti i costi porta al paradosso più frequente: il rovesciamento del principio «che chi inquina paga», in ossequio al messaggio «che chi paga può inquinare».

Denaro e illeciti, dunque. E, probabilmente, anche incendi, uno dei principali temi ispiratori del convegno. Perché se è vero che «il business dei rifiuti non è diverso da altri», Filippini non ha escluso che alcuni dei recenti roghi divampati negli impianti di rifiuti del Lodigiano «possono verosimilmente essere collegati ad attività dolose»: e che tra le molteplici interpretazioni possibili, dentro a un settore «che produce e crea ricchezza e profitto», sia plausibile anche quella di «una strategia per alzare la tensione nel settore e per riprendersi fette di mercato, da parte di qualcuno, che sono state perse: una sorta di concorrenza scorretta ricorrendo a condotte di carattere criminale». Anche in questo caso, ha assicurato Fiilippini, «c’è un’attività di indagine che cercherà di fare luce».

Ciò che è certo è che, attorno ai rifiuti e alle questioni ambientali nel Lodigiano, il problema esiste ed è variegato. Ma se al lordo di emissioni nocive, discariche abusive, inquinamenti di acque e suolo, in questi anni «le notizie di reato sono state diverse centinaia», il pubblico ministero ha sottolineato anche gli aspetti positivi: «Significa che gli organi di polizia giudiziaria lavorano tanto e bene, hanno rapporto diretto con la magistratura e hanno portato a risultati investigativi significativi». Gli strumenti normativi e giudiziari per difendersi, insomma, ci sono: «Innanzitutto tenendo alta l’attenzione, attribuendo agli organi di controllo maggiori poteri, ma soprattutto creando delle complicità investigative e consorziandosi in questo tipo di contrasto», ha esortato Filippini, ricordando come assieme ai magistrati e ai dipartimenti specializzati delle procure di ambiente si occupino anche corpo forestale, polizia provinciale, polizia locale, carabinieri del Noe e l’Arpa. E se l’obiettivo comune deve tendere verso «strategie investigative consolidate a livello locale», le tante indagini sui rifiuti e l’ambiente avviate in questi anni lasciano un’eredità preziosa: «Il rapporto virtuoso tra chi controlla il territorio e chi deve promuovere l’azione penale per reprimere questo tipo di reati ha funzionato - ha chiosato il magistrato di Rifiutopoli -. Poi è chiaro che anche l’attenzione e la sensibilità del cittadino comune fanno la loro grande parte: chi attiva l’organo di polizia giudiziaria che va fare il sopralluogo, che si reca sulla discarica non autorizzata o sul deposito incontrollato di rifiuti spesso ha a monte un’attività di vigilanza anche dei cittadini, che cominciano ad acuire una sensibilità sul tema ambiente».

Quello dei rifiuti è un “business” come altri ma i recenti incendi negli impianti del Lodigiano «possono essere collegati ad attività dolose». Lo ha affermato il sostituto procuratore Paolo Filippini in una videointervista al convegno di ieri a Lodi

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