VERSO IL VOTO Compensi ai consiglieri eletti e rimborsi ai partiti: la Regione è una “cassaforte” per la politica
Una ventina di candidati dal Lodigiano per due poltrone al Pirellone: ecco quanto guadagneranno
Meno di un mese alle elezioni, meno di un mese e scopriremo il nome del nuovo governatore e la composizione del nuovo consiglio regionale. Un organo, quest’ultimo, composto da ottanta poltrone. Ma sedersi su una di quelle poltrone cosa significa? Per cosa si stanno sfidando i venti candidati del Lodigiano che ambiscono a un posto nell’assemblea legislativa lombarda?
È un incarico senza dubbio di primo piano, che permette di contribuire a scrivere il futuro amministrativo della Regione (un ente che gestisce un bilancio da 27,7 miliardi di euro): potere, quindi, responsabilità (non sempre moltissima), senza il problema di dover traslocare a Roma - città costosissima - per un seggio in Parlamento.
Lo stipendio, peraltro, non è pari a quello di un parlamentare, ma è comunque piuttosto importante: si parla, per un consigliere che non ha ulteriori incarichi, di un compenso di 6.327 euro lordi per dodici mensilità (indennità di carica), cui si aggiunge un rimborso forfettario esentasse di 4.218 euro mensili. Il rimborso, per legge, è decurtato di un quindicesimo (circa 280 euro) per ogni assenza, fino ad un massimo di un terzo dell’ammontare previsto.
È quanto hanno incassato, in questi cinque anni, le consigliere uscenti Patrizia Baffi di FdI (che al momento è in aspettativa dal suo lavoro di istruttore amministrativo alla Fondazione Opere Pie di Codogno), in carica dal marzo 2018, e Selene Pravettoni (impiegata per Iss Facility Services), che è in carica da aprile 2018, subentrata a Pietro Foroni quando il collega della Lega è diventato assessore. Franco Lucente (di FdI, ) in carica dal 2018 come consigliere supplente e dal 2022 come effettivo, può contare su ulteriori 2.160 euro lordi come indennità di funzione per la presidenza del gruppo consiliare.
Stessa cosa per gli assessori (come i lodigiani Pietro Foroni, assessore dal 2018 e Guido Guidesi, in carica dall’8 gennaio 2021, che però non è consigliere): anche loro hanno infatti l’indennità di funzione di 2.160 euro lordi, alla quale si aggiunge un’indennità di carica da 6.327 euro lordi e il rimborso di 4.218 esentasse. Queste sono le cifre con cui saranno ricompensati anche i consiglieri e gli assessori che ricopriranno l’incarico dal prossimo febbraio, ma c’è anche un altro elemento da aggiungere: gli eletti dei vari partiti, infatti, spesso girano una parte del loro compenso di amministratori al partito di appartenenza.
È una consuetudine che per qualche partito è fissata dallo statuto, e di cui si era parlato in modo puntuale alcuni anni fa, sulle pagine del «Cittadino», quando fu sollevato il “caso Baffi”. All’epoca, nel 2019, Patrizia Baffi, eletta con il Pd, aveva lasciato il partito per entrare in Italia Viva (prima di passare a FdI), e fu la segretaria provinciale Pd Roberta Vallacchi (al momento candidata allo stesso posto in consiglio regionale) a scagliarsi contro l’ex-collega: «Tutti i consiglieri regionali lombardi devolvono una quota del loro consistente compenso al partito. A oggi, Baffi non lo ha fatto, anche se le avevamo già chiesto di onorare questo patto morale cui non si sottraggono ex parlamentari, consiglieri comunali con il loro modesto gettone, volontari che se alla Festa dell’Unità manca lo scotch lo portano da casa loro. Non è che adesso le faremo un decreto ingiuntivo, ma a mio parere è una questione etica».
Per il Pd, infatti, la regola è che gli eletti versino il 10 per cento del loro compenso al partito: da quest’estate, tuttavia, con la riduzione del numero dei parlamentari, non tutti i territori sono rappresentati, così gli eletti versano al Pd regionale o nazionale che poi redistribuisce alle sezioni territoriali.
I contributi sono tutti pubblicati e disponibili: nell’elenco si trova ad esempio il contributo preciso e regolare dell’ex ministro (e attualmente parlamentare) Lorenzo Guerini, che versa puntualmente 1.500 euro mensili, come tutti gli altri nomi noti, da Letta in giù. Non compaiono invece, nell’elenco sul sito Pd nazionale, i versamenti dei componenti della giunta, anche se c’è chi magari salda il conto una volta l’anno.
Sono ovviamente pubblici anche i finanziamenti agli altri partiti: per la Lega, ad esempio, anche se non si tratta di un obbligo, si parla di un contributo volontario che, ad esempio, l’assessore Guidesi versa puntualmente ogni mese. 2.500 euro. Scorrendo l’elenco dei “contribuenti” del 2022 della Lega, si nota il versamento mensile di Selene Pravettoni (2.200 euro), ma compaiono anche i nomi di altri donatori lodigiani, come l’ex presidente del consiglio comunale Eugenio Cerri. con due versamenti da 1.000 e da 500 euro, oppure quello di Andrea Gibelli, attuale presidente del Gruppo FNM, di cui sono riportati due versamenti da 10.000 (il 14 settembre ’22) e da 16.000 euro (il 6 gennaio ’22). Spunta anche il nome di un altro elemento della destra lodigiana, Andrea Dardi: in passato candidato sindaco ed esponente di Fratelli d’Italia, emigrato a Londra da anni, ha donato 1.900 euro alla Lega lo scorso febbraio. Per Fratelli d’Italia, invece, si parla di un contributo di 1.000 euro mensili che i parlamentari e i consiglieri regionali girano al partito. Guardando l’elenco, si nota anche qui il contributo puntuale di Giorgia Meloni, mille euro ogni mese, e quello dei vari parlamentari. Spuntano maxi finanziamenti come quello di Giulio Tremonti (30mila euro in agosto) o di Giulio Terzi di Sant’Agata (5mila ad agosto, e altri 10mila a settembre), mentre Daniela Santanché non fa mancare i suoi mille mensili, ma in agosto compare anche un bonifico da 26mila euro proveniente dal suo locale, il Twiga. Tra i consiglieri regionali del Lodigiano e Sudmilano, ci sono i bonifici di 500 o mille euro mensili di Lucente, mentre Patrizia Baffi, tra 2021 e 2022, ha fatto soltanto un versamento di 5.000 euro nel marzo ’22.
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