Vertice sul delitto in città bassa

Il procuratore della Repubblica di Lodi Vincenzo Russo ha convocato nei giorni scorsi un vertice con i rappresentanti di tutte le forze dell’ordine per fare il punto sulle indagini per la morte di Giovanni Sali, il carabiniere di quartiere di 48 anni di Cavenago d’Adda ucciso da due colpi di pistola in via del Tempio poco dopo le 17.30 del 3 novembre scorso.

«Siamo decisi a percorrere fino in fondo tutte le strade - annuncia il procuratore - è un delitto che non deve rimanere impunito. Ho voluto dare un nuovo impulso alle indagini». Indagini che in realtà, anche se coperte da un assoluto riserbo, non si sono mai fermate.

L’impressione, però, è che a tutt’oggi non ci sia una “pista” privilegiata e che gli inquirenti dispongano di così tanto materiale da rischiare di dover dedicare tantissimo tempo all’analisi. Se il profilo criminologico può portare a un assassino spietato, così freddo e anche esperto nell’uso delle armi da puntare contro il carabiniere la sua stessa pistola 9 per 21, trovata ancora attaccata al cinturone con la cordina di sicurezza, a questo punto però quello che manca sono elementi certi sul movente. Sali ha visto in via del Tempio qualche pericoloso ricercato, che magari l’ha sopraffatto con l’ausilio di un complice? Oppure qualcuno nutriva risentimento nei suoi confronti, per motivi di lavoro o personali, e ha scelto una strada buia, stretta e senza telecamere per tendere un agguato? Oppure, ancora, si è sparato? A questa circostanza Armando Spataro, il pm che indaga assieme a Giampaolo Melchionna, non vuole assolutamente credere.

Sali era alto, robusto, esperto di arti marziali e appassionato di armi: non certo un bersaglio facile. Quindi, questa una delle possibili ipotesi, o è stato sopraffatto da più persone, oppure è stato colto di sorpresa da qualcuno di cui si fidava e che aveva la preparazione “militare” necessaria per rivoltargli contro l’arma o anche per prendergliela dalla fondina.

Complicata anche l’analisi dei tabulati telefonici, visto che negli stessi minuti l’adiacente chiesa della Maddalena raccoglieva centinaia di persone per la Messa. E se l’agguato è stato premeditato da un esperto di gialli o di investigazioni, costui potrebbe benissimo aver lasciato il telefonino acceso altrove per creare un depistaggio.

L’impressione, a tre mesi di distanza, è che la soluzione di questo caso di omicidio possa essere anche molto diversa rispetto alle trame classiche della criminalità, che finora hanno ispirato molte delle strade percorse dagli investigatori.

Via del Tempio, intanto, resta di fatto chiusa al traffico, con il pretesto di un tombino che non si riesce a richiudere. Forse per non compromettere futuri rilievi. Il procuratore Russo ha maturato in Puglia una notevole esperienza in indagini sugli omicidi ma il suo predecessore Spataro ha al suo attivo alcune delle più grosse inchieste degli ultimi decenni, terrorismo compreso. Ma il lavoro sul campo, che porta informazioni, indizi e prove, è quello delle forze dell’ordine, e probabilmente nelle prime ore si poteva fare qualcosa di più.

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