
Cronaca / Basso Lodigiano
Mercoledì 02 Luglio 2025
Codogno: va in pensione la storica ginecologa Antonella Frigoli
PREVENZIONE «Grazie agli esami e agli screening alcuni tumori oggi si possono fermare»

La scelta di specializzarsi in ginecologa in un mondo in cui era ancora appannaggio maschile. Gli inizi alla Mangiagalli, reparto di ginecologia oncologica, da studentessa al quinto anno di medicina. Quindi l’ingresso al punto nascite dell’ospedale di Codogno, nel 1991: la sua seconda casa. «A volte è stata anche la prima» dice senza rammarico la dottoressa Antonella Frigoli, di quella guardia di medici ginecologi che hanno reso rinomata la maternità del nosocomio cittadino sul territorio e anche oltre. E che oggi, dopo una vita spesa per quel reparto, lo rimpiange ancora: «Hanno fatto un errore grandissimo a chiudere il punto nascita, anche per l’assistenza delle pazienti, che ora sono “disperse” – riflette -. Vanno tutte a Piacenza, fuori regione, e non hanno più quel riferimento che dava il nostro reparto».
Dal 30 giugno la dottoressa Frigoli è ufficialmente in pensione. Doveva andarci per la verità il 1° luglio 2023, ma stante la carenza di medici l’Azienda ospedaliera due anni fa le ha proposto un contratto libero-professionale per restare. E così eccoci qua. «Non mi sembra vero -. spiega -. Non mi sembra vero di avere “staccato”. Sono stata in ospedale quarant’anni». Da liceale al Respighi a Piacenza, è insieme a una compagna di classe ardita quanto lei, che la giovane Antonella matura l’idea di iscriversi a medicina: «All’inizio eravamo un po’ titubanti perché ci sembrava un’impresa più grande di noi – ricorda -. Poi nel corso degli studi mi sono innamorata della medicina, perché non è assolutamente vero che è un percorso difficile, quando fai una cosa che ti piace tutto diventa più facile. Gli studi sono molto affascinanti, è una bellissima disciplina e quindi non ho fatto fatica, ma non perché sono un genio, solo perché mi appassionava quello che studiavo». La “vocazione” arriva in seguito e per un incrocio del destino. Al quinto anno, a un corso, conosce una studentessa che è entrata da pochissimi giorni in ginecologia oncologica alla Mangiagalli e che oggi è una famosa oncologa, la professoressa Giorgia Mangili del San Raffaelle. Frigoli la segue, ma il posto cui è “destinata” è un altro: l’ospedale di Codogno. Dove lavora al punto nascite dal 1991 fino alla sua chiusura nel 2018. Quindi presta servizio al Maggiore a Lodi e di nuovo a Codogno all’Area Rosa. Negli ultimi anni si è occupata prevalentemente di screening e tiene a sottolineare l’importanza della prevenzione: «Io ho cominciato a 25 anni vedendo morire delle donne giovani, di 25-30 anni, di tumore della cervice uterina. Adesso con il Pap test, la vaccinazione HPV e le colposcopie è stato praticamente sconfitto. Si vede ancora qualche caso, ma è raro, e questo è veramente un grandissimo risultato».
E poi c’è la meraviglia di questo lavoro. «Se fai il ginecologo o l’ostetrico ti occupi più della vita che della morte, e questo fa molta differenza rispetto ai nostri colleghi medici che invece si occupano di malattie purtroppo, e di morte, anche se io ho cominciato con l’oncologia e quindi ho cominciato anch’io vedendo morire tante donne giovani perché allora non c’erano le cure che ci sono oggi – riflette -. Però poi quando fai il medico ospedaliero nella sala parto, fai nascere i bambini, e lo condividi con i colleghi, con le ostetriche, con tutti quelli che hanno lavorato con te. La condivisione del lavoro, nell’aspetto positivo e anche quando c’è l’amarezza dell’errore, è un’altra delle cose più belle e a Codogno avevamo un ambiente e un reparto bellissimi, c’era un’armonia incredibile». (intervista realizzata da Laura Gozzini)
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