Commercio, a Casale tre negozi chiudono per sempre

La situazione Chi lavora i tessuti o propone abbigliamento di qualità, e non “di moda”, non trova più eredi

«Sa cosa c’è? Che siamo legate a questi fili. E questo è il mio quarto figlio, il maschio che non ho avuto». Nel suo laboratorio creativo, perché preferisce chiamarlo così anziché “negozio”, Maria Giovanna Marinoni ha “tessuto” legami per 25 anni. E ora che ha deciso di chiudere l’attività, lo farà ma non del tutto. Si chiama “C’era una volta” il nido di gomitoli colorati, fettucce e rocchette in via Cavallotti dove coltiva quell’arte del “fatto a mano” che resiste al vortice dell’instant fashion, la moda dell’acquisto “usa e getta”. E lo ha promesso alle amiche del “circolo della maglia”: «Non avrò più la vendita, ma continuerò come circolo». Ormai è deciso: si chiude a fine anno.

E non è la sola che si appresta a farlo. Dopo il negozio per bambini “Nene” in viale Cappuccini, altre due insegne dell’abbigliamento caleranno la saracinesca. Le vetrine di “5 via Cavallotti” sono tappezzate di manifesti verde fluo con la scritta “Fuori tutto 50 % 60% 70%” da giorni. E non si tratta della solita mossa commerciale del chiudo e poi riparto. Dopo 16 anni di attività, a dicembre la boutique di abbigliamento giovane chiuderà definitivamente. Ed è già in vendita. Hanno poca voglia di passare il testimone, invece, le sorelle Antonia e Maria Stella Papa dello storico negozio di via Marsala: «Qualcuno è venuto a chiedere, ma dobbiamo valutare – spiegano -. Piuttosto che lasciarlo a chi non ci tiene davvero, preferiamo chiudere». In 56 anni, tanti sono quelli trascorsi dalle sorelle in negozio, con le clienti si sono create vere e proprie amicizie. E le più affezionate approfittano degli ultimi mesi di apertura per mettere nell’armadio qualche capo che sono certe, non troveranno altrove. «Lo metta per iscritto, che le clienti chiedono di non chiudere – dice una maestra in pensione -. Sono entrata la prima volta in questo negozio nel 1972, avevo preso una gonna scozzese sul verde, mi avevano dato le calze abbinate e il maglione verde “giusto”, e la gonna mi era piaciuta talmente tanto che ero venuta a prenderla anche rossa».

A pensarci è sempre una questione di “fili”. Dei legami di cui parla Maria Giovanna e che lei non spezzerà. Il suo gruppo della maglia conta una quarantina di knitters, compresi due uomini. E il negozio-laboratorio, che considera come un figlio, resterà aperto per loro. Intanto si vocifera della probabile chiusura di un altro storico negozio di abbigliamento il prossimo anno.

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