Da Casale nell’inferno di Gaza

Celine Chereches si occupa di progetti umanitari per il gruppo di Medici Senza Frontiere

Annuncio speciale domenica alla messa di San Bartolomeo Apostolo: la casalina Celine Chereches, cooperante di Medici Senza Frontiere a Gaza, sta per tornare a casa. È stato direttamente il parroco don Pierluigi Leva ad annunciarne il rientro in Italia a breve, dopo mesi nell’orrore della guerra che ha già causato oltre 40mila morti e 80mila feriti. Un “massacro” che la giovane ha visto da vicino e che l’ha segnata. Classe 1989, un diploma al liceo Novello e una laurea in economia, Celine è in Medio Oriente ormai da febbraio. «È abbastanza provata – spiega il parroco -. Dovrebbe tornare il 6 settembre, l’aspettiamo». Prima di decidere di cambiare vita e dedicarsi alla cooperazione internazionale, Celine, che è di origini romene ed è arrivata molti anni fa in Italia, aveva lavorato in una grossa società, sfruttando il titolo di laurea. Ma non era quello che voleva fare. Poi era arrivata l’esperienza di volontaria nella Croce Rossa di Codogno e forse proprio lì, a tu per tu con chi soffre, ha capito cosa voleva fare davvero “da grande”. Così ha mollato il lavoro, il “posto fisso”, e nel 2020 è partita per la prima missione in Grecia. Dopo di lì è stata impegnata sul fronte ucraino e da ultimo nel conflitto israelo-palestinese a Gaza. Celine si occupa della gestione dei progetti interni di Medici Senza Frontiere, della gestione e della raccolta fondi, facendo da trait d’union con la parte logistica. Attualmente, mentre si prepara per tornare a Casale, la cooperante sarebbe di stanza a Gerusalemme. Ma è tutt’oggi in contatto con i colleghi di Msf direttamente impegnati sul campo nella “Striscia”, con gli sfollati, accampati nelle tende. Una situazione di stress che per molti operatori è causa del cosiddetto “burnout”, sindrome caratterizzata da una stanchezza psicofisica cronica dovuta proprio all’esposizione al dolore altrui.

© RIPRODUZIONE RISERVATA