Flexotecnica, a rischio 35 lavoratori

Tavazzano La multinazionale sembra interessata anche a cedere il sito per trovare altre collocazioni

Esuberi e cessione dell’area di Tavazzano con la ricerca di nuovi capannoni tra Lodi e San Giuliano. Si fa pesante l’aria per i 60 lavoratori della Koenig &Bauer Flexotecnica di Tavazzano, la conferma è arrivata ieri nel corso dell’incontro tenutosi nella sede di Assolombarda Lodi tra i vertici dell’azienda, la Fiom Cgil e la Rsu aziendale. La società ha confermato la grave situazione di bilancio, indicando un numero tra 10 e 35 esuberi teorici. L’incontro è arrivato dopo lo stato d’agitazione proclamato a metà ottobre in seguito ad alcune decisioni unilaterali aziendali per la riduzione dei costi, cui non era seguito alcun confronto. Solo l’interessamento del prefetto, richiesto dal sindacato, ha portato al tavolo di ieri. «L’azienda di ha dato un quadro molto fosco, di cui era a conoscenza da tempo ma che ha evitato di condividere - spiega Massimiliano Preti, segretario della Fiom Cgil -. Il bilancio è in forte sofferenza, quindi l’azienda pensa alla dismissione del sito di Tavazzano, che ha costi insostenibili, con la vendita da concretizzarsi entro la fine dell’anno e la ricollocazione delle in due altri siti, uno per il magazzino, uno per gli uffici. Flexotecnica potrebbe sostenere quindi una forza lavoro di massimo 25 persone, con 35 potenziali esuberi. Solo qualora la casa madre tedesca fosse disposta a coprire parte del buco di bilancio, allora forse si potrebbe mantenere una forza lavoro di 45 o 50 persone». Insomma, una riduzione di personale sembra inevitabile. «Dal nostro punto di vista però è inaccettabile - conclude Preti -. Altrettanto inaccettabili sono le richieste di ridurre i costi del personale con operazioni che toccano il salario, per giunta senza alcuna garanzia sulla tenuta occupazionale. In due anni l’azienda è passata da 120 a 60 lavoratori, e oggi sono troppi anche questi. Ma i problemi di bilancio derivano da scelte gestionali e organizzative di cui non sono responsabili i lavoratori».

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