LODI VECCHIO Indagini in corso dopo l’incendio che ha distrutto tre capannoni

Il rogo Gli inquirenti stanno lavorando per arrivare all’origine del rogo scoppiato nel fine settimana

I segni della forza distruttiva del fuoco anche lungo il marciapiede, ai piedi dei capannoni ormai inutilizzabili e un paio di questi posti sotto sequestro vista l’attività investigativa in corso. Il lavoro nelle altre realtà del comparto produttivo di Lodi Vecchio è ripreso ieri mattina, ma la ferita portata dal maxi incendio avvenuto tra sabato e domenica in via Cascina Varia è ancora troppo fresca per essere dimenticata. Un rogo che rischiava di avere conseguenze ben peggiori se avesse colpito altre realtà dell’area più a nord del comparto produttivo che si snoda non lontano dalla provinciale 140 in direzione di Tavazzano e su cui ancora tante sono le domande che attendono una risposta. In primis sull’origine dell’incendio, se partito effettivamente dalla 48 ore pallets o da uno spazio limitrofo e soprattutto se le fiamme abbiano avuto un’origine naturale e quindi data da un corto circuito, o dolosa, e quindi con la mano dell’uomo a causare il tutto. Interrogativi su cui stanno cercando le opportune risposte gli investigatori, tornati ieri mattina all’esterno dei quattro capannoni coinvolti: per tre di questi sarà difficile un recupero mentre un quarto potrebbe in extremis esserci il salvataggio, per chiarire la dinamica dell’accaduto alle porte della città che, oltre alla 48 ore pallets, ha coinvolto anche la Nuova Tradel 2000, la Rm Service e una ditta tessile che aveva stoccati vestiti e materiale d’abbigliamento vario. «Dopo una nuova ricognizione abbiamo potuto ancora una volta di più constatare gli effetti della forza del fuoco - dice il sindaco Lino Osvaldo Felissari, tra i primi nella notte tra sabato e domenica ad arrivare sul posto -. Attendiamo ora l’esito degli approfondimenti». Ieri mattina sono tornati i vigili del fuoco per raccogliere ulteriori elementi utili agli accertamenti, mentre all’esterno di due dei quattro capannoni coinvolti sono stati apposti i sigilli a certificare come le aree siano ora sotto sequestro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA