LODIGIANO Pesca di frodo, sgominata
un’associazione a delinquere

L’operazione Controcorrente ha portato a 8 misure cautelari

Otto misure cautelari a carico di sette cittadini di nazionalità rumena e un italiano residenti nelle province di Novara, Varese e Venezia, sequestrati un’ingente cifra di denaro e un immobile. È stata così disarticolata l’associazione a delinquere che ha depredato per mesi diversi corsi d’acqua interni, tra cui tutta l’asta del Po, compresa l’area tra Lodigiano e Piacentino, e il Lambro, in particolare nel tratto tra Sudmilano e Lodigiano, tra San Zenone e Salerano. È la seconda fase dell’operazione Controcorrente dei militari forestali del nucleo carabinieri Cites di Torino, che già a luglio dell’anno scorso aveva portato, dopo mesi di pedinamenti e appostamenti anche con strumentazione tecnologica, a denunciare gli otto cui ieri sono state notificate le misure cautelari, una in carcere, sei arresti domiciliari e un obbligo di dimora. I provvedimenti sono stati emessi su richiesta della procura della Repubblica di Novara dal Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Novara. Nei loro confronti pende l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al bracconaggio ittico nelle acque interne. Tra i reati contestati, oltre al bracconaggio, c’è l’uccisione di animali, la frode nell’esercizio del commercio, la frode alimentare, il commercio di sostanze alimentari nocive e la distruzione di habitat di aree protette. Per due indagati, inoltre, l’accusa è anche quella di autoriciclaggio.

La banda agiva di notte nei fiumi con elettrostorditori, reti ed arpioni per catturare quanto più pesce possibile, poi il pescato veniva portato in una cascina del Novarese e lì lavorato in spregio alle più elementari norme di igiene e sicurezza alimentare, quindi caricato sui Tir diretti in Romania. Da gennaio a luglio 2021 i forestali hanno accertato almeno quattro carichi di Tir da una tonnellata ciascuno spediti al mercato rumeno.

L’indagine era partita dalle ripetute segnalazioni di pescatori in regola, che di notte avevano osservato movimenti sospetti e in alcuni casi erano incappati nei malviventi all’opera. La banda operava in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, e sicuramente anche nel Lodigiano, sia lungo l’asta del Po sia lungo il Lambro. Segnalazioni di attività di bracconaggio lungo il Lambro erano arrivate, in almeno due occasioni, anche da pescatori lodigiani.

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