San Colombano, una vendemmia dal sapore amaro: la malattia ha intaccato le viti

«Per la tipologia Chardonnay di solito avevamo 350 quintali di uva, oggi ne abbiamo 150»

Vendemmia dai frutti amari, quest’anno, sulle colline di San Colombano. Come spiegato da Gianenrico Riccardi, è di circa 800mila euro la perdita che il proprietario dell’azienda banina Nettare dei Santi stima essere stata causata dalla peronospora, malattia che attacca le viti e che dalle foglie si propaga ai grappoli. Pur non andando a intaccare il raccolto in termini di qualità, la peronospora ne inficia la quantità, coniugandosi nella misura di notevoli percentuali di acini d’uva che raggrinziscono e che non possono essere pigiati per ottenere, poi, il prezioso succo che in seguito diventerà vino. «Saranno 50 anni che la peronospora non faceva così tanti danni, basti pensare che per la tipologia Chardonnay di solito avevamo 350 quintali di uva mentre oggi ne abbiamo 150, meno della metà» dice Riccardi, 43 anni, quasi tutti passati tra i 32 ettari dell’azienda di famiglia estesa per chilometri e chilometri sulla collina. Al Nettare dei Santi si coglie uva bianca, da cui si producono Chardonnay, Riesling, Malvasia e pure uva rossa, da cui derivano Pinot nero, Barbera, Merlot e Cabernet. L’uva rossa sembra essersi dimostrata un poco più resiliente nei confronti della peronospora, malattia che comunque fa pendere l’ago della bilancia in negativo non solo per le misure che riguardano il raccolto, ma anche per quelle degli impiegati. «Normalmente, oltre ai nostri dipendenti, ci affidavamo anche a una decina di lavoratori stagionali i quali però quest’anno si sono rivelati non necessari in quanto l’uva è poca - dice Riccardi -. Faremo tutto con la nostra dozzina di uomini più alcuni ragazzi di una cooperativa che ci danno una mano. Dal punto di vista economico, invece, la perdita sarà quantificabile a fine vendemmia ma bene o male già da ora, per un’azienda come la nostra, siamo attorno a 800mila euro di danno. La peronospora deve essere contrastata prima che arrivi al frutto, ma ciò non ci è stato possibile perché nel periodo in cui andavano fatti i trattamenti c’è stata troppa pioggia che, unita all’umidità, ci ha impedito di agire in maniera preventiva». Lavorare in vigna è una mansione non solo stagionale ma un impegno quotidiano, che dura 12 mesi. La vendemmia rappresenta comunque il momento cruciale dell’anno e per affrontarlo, peronospora o meno, alla Nettare dei Santi ci si affida ad un modus operandi ormai consolidato. «La raccolta dei grappoli viene fatta solo manualmente, ciò consente di fare una selezione in pianta dell’uva - precisa Riccardi -. Inoltre, l’uva viene colta dalle 6 del mattino fino alle 12, quando l’acino è ancora fresco. In questo modo quando portiamo l’uva nelle cantine non c’è shock termico. Non si rompono gli acini e c’è minore ossidazione del prodotto, si preservano le caratteristiche di profumo». Alla Nettare dei Santi la vendemmia andrà avanti sino a fine settembre. «L’uva per lo Chardonnay e il Pinot nero è andata in maturazione attorno al 20 di agosto - conclude Riccardi -. Gli anni scorsi, anomali, si iniziava dal 6 agosto. Oggi ( ieri per chi legge , ndr) è stato il primo giorno di raccolta, si è partiti con lo Chardonnay. Poi si terminerà a fine settembre con l’uva rossa che matura dopo».

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