
Cultura / Basso Lodigiano
Giovedì 28 Agosto 2025
Alla riscoperta delle “scumagne”, soprannomi dei tempi andati
La curiosità Gli appellativi che affondano le radici nella pianura rurale, spesso tramandati per generazioni
Una caratteristica tipica dei nostri paesi di campagna, almeno fino agli anni 70, era quella dei “soprannomi” in dialetto locale “scumagne” che di fatto identificavano i personaggi del paese conosciuti solo con questo appellativo, cioè il soprannome dialettale che portavano a volte da generazioni “passandolo” da padre a figlio. Del resto, un detto popolare dialettale recita: “Nei paisi di campagna pochi i ghan un num ma tutti una scumagna”; cioè, “nei paesi di campagna tutti hanno un soprannome con cui sono conosciuti”. Di certo la situazione non era diversa a San Zenone Po, paese natale del giornalista e scrittore Gianni Brera, dove tutti avevano una scumagna e forse proprio da queste radici padano-contadine nascono i famosi soprannomi di Brera dati ai grandi interpreti del mondo del calcio, tra cui ricordiamo “Abatino” Gianni Rivera, “Rombo di Tuono” Gigi Riva, “Bonimba” Roberto Boninsegna, ma potremmo continuare per altri cento personaggi ed altrettante scumagne che hanno travalicato i tempi diventando immortali. Tra i tanti anche due lodigiani: Giovanni Lodetti di Caselle Lurani detto “Basleta” per il mento pronunciato e Gianpiero Marini detto “Pinna d’oro” per via dei piedi lunghi.
Proprio per mantenere viva questa tradizione è nata una originale operazione di recupero della memoria e della storia del popolo contadino basso lodigiano. L’idea è venuta a Marco Rancati, ultimo affittuario della storica cascina San Rocco di Secugnago datata 1884. Rancati ha pensato di raccogliere le pietre delle case un tempo abitate dai contadini ed ora abbattute inserendole in un arco della sala cucina della casa padronale che abita. Ogni pietra apparteneva ad una casa ormai scomparsa. Rancati ha poi chiesto al ricercatore storico-sociale Giacomo Bassi di Casalpusterlengo di mettere su ogni pietra il nome e la “scumagna” del “paisan” che abitava in quella casa. Gran cultore del dialetto e delle scumagne fu anche Carlo Livraghi, forse più noto come Masnantin, soprannome generazionale, che proprio all’ingresso della sua Osteria nella storica “Cuntrada di morti” di Casalpusterlengo ha fatto realizzare una serie di 45 piastrelle con nome, cognome e scumagna dei suoi avventori. Un vero e proprio monumento alla memoria di un tempo che fu.
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