In scena una nuova versione dell’Edipus

PICCOLO TEATRO Di Giovanni Testori

La Testori renaissance di questi ultimi anni, oltre a passare dalla febbrile attività di Casa Testori e dall’associazione a suo nome presieduta da Giuseppe Frangi, si deve al lavoro di scavo letterario e drammaturgico di attori e registi come Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, che già all’indomani della morte dello scrittore novatese, suscitatore Giovanni Agosti (già autore del Meridiano Testori), si erano indirizzati sul progetto di scena dell’Edipus. Ultimo pannello della “trilogia degli scarrozzanti” (ripubblicata in edizione tascabile da Feltrinelli), l’Edipus era stato scritto da Testori per Franco Parenti, debuttando nel 1977. Tuttavia la sua genesi risaliva ad almeno un quinquennio prima e con declinazione drammaturgica completivamente diversa da come poi venne destinata all’attore milanese. Questa versione che oggi, 30 anni dopo la prima, era il 1994, Lombardi porta in scena al Piccolo Teatro Studio Melato con tutti il peso degli anni passati sia per lui sia per il testo stesso, allarga la scena a una serie di relazione altrui a cominciare dalla straordinaria presenza in scena di un altro personaggio, Antonio Perretta, lo scrivano evocato da Edipus ( e tanto caro a Testori che ritroverà impersonato anche dallo scrittore stesso in In Exitu e non solo), che aiuterà l’attore a districarsi nei tre ruoli della tragedia di derivazione sofoclea, ben conosciuta: Laio, Giocasta e per l’appunto Edipo. Meglio spostare lo sguardo verso la raffinatissima mistura della lingua testoriana, lombardo, latino, francese, in un miscuglio che in più occasioni è stato accostato e appellato come l’altra sponda del gramelot di Dario Fo. E sui costumi che Lombardi, coperto dalla biacca clownesca, indossa con leggerezza e forse leggiadria per una performance vocale e fisica d’altri tempi. (F.Fr.)

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