
In Triennale le disuguaglianze dell’abitare
per un’esposizione che fa eco all’attualità
LA MOSTRA Un’esplorazione, un interrogativo forse senza risposta, un esperimento che si muove in bilico tra emozioni e natura
Dallo scorso maggio fino ad un inoltrato mese di novembre, Venezia e Milano saranno legate, ma nemmeno tanto idealmente, da un filo rosso tematico e complementare che tiene insieme sia La Biennale Architettura sia la 24^ Esposizione Internazionale della Triennale.
Da un lato “Intelligens. Natural. Artificial. Collective” dall’altro “Inequalities” sono i titoli curatoriali delle due mostre e senza alcun dubbio tentano di portare all’attenzione argomenti di discussione speculari che abbracciano le urgenze che il mondo d’oggi sta presentando quale conto da pagare per l’umanità e il pianeta stesso. Della Biennale curata da Carlo Ratti si è già detto e scritto, molto o poco non è ancora il momento di dirlo, anche a visioni ripetute in loco, e in comune con ciò le “disuguaglianze” della Triennale, progettate dal team di Stefano Boeri in quasi due anni di convegni e forum e divise in più mostre e stazioni, hanno non solo l’impossibilità di stilare una vera griglia interpretativa, ma la prerogativa, questa sì importante, di porre domande: un compito difficile, diventato un esame di coscienza globale, è stato dato, attraverso saggi, diagrammi e grafici, mappe e cartografie, installazioni site-specific, alto artigianato, multipli di commercio e ampio ventaglio d’uso di materiali eterogenei, macchine digitali e meccaniche complesse, a numerosi intellettuali, architetti, filosofi, scienziati. Tutti concordi che, dati a disposizione e messo a referto che la diseguaglianza sociale, economica, educativa, demografica, è tratto inscindibile dall’abitare dell’umano nel mondo, soluzioni possono (e devono) essere trovate negli stessi interrogativi. Tra le mostre, collocate nel Palazzo dell’Arte come un cubo di Rubik, di estrema attualità sono le biodiversità indagate da Telmo Peviani da una prospettiva di disuguaglianza evolutiva come anche l’intersezione tra la vita dei batteri e quella degli edifici esplorata in “We The Batcteria” da Beatriz Colomina e Mark Wigley. Più strettamente connessa ad un modo contemporaneo di pensare l’architettura è la mostra “Verso un futuro più equo” curata dalla Norman Foster Foundation che tematizzano le disuguaglianze abitative attraverso una ricognizione su processi educativi e di design.
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