Editoriali / Lodi
Venerdì 03 Marzo 2023
Il gesto umile di tramandare dentro un’epoca che cambia
«Chi siamo oggi dipende in gran parte da chi siamo stati ieri»
Chiunque lavori con le giovani generazioni sperimenta tutti i giorni la fatica della “tradizione”, ossia di quell’arte faticosa e complessa che tenta di consegnare a chi abiterà domani il pianeta quel patrimonio di sapere, cultura e senso complessivo del vivere che le precedenti generazioni hanno con fatica elaborato.Tramandare non è un’operazione che limita la libertà del destinatario, né è un’azione mossa da presunzione o saccenza. È l’umile consapevolezza che non si riparte da zero e chi siamo oggi dipende in gran parte da chi siamo stati ieri: quel bagaglio di saperi e valori sono i mattoni con cui le nuove generazioni potranno, con libertà e responsabilità, costruire la casa in cui vorranno vivere. Eppure chi, genitore, insegnante, educatore, nonno, animatore o altro, lavora con i giovani ben conosce il travaglio che questa impresa comporta. Giustamente Papa Francesco ci ha ricordato che stiamo vivendo non un’epoca di cambiamenti ma un cambiamento d’epoca. Quanto questo è vero in ambito educativo! Nel nuovo paradigma giovanile, le parole, i pensieri, i significati consolidati e stratificati nel tempo paiono non fare più presa. Si percepisce come una sorta di incomunicabilità, di distanza, quasi che la nuova generazione abbia subìto una cesura profonda e irreparabile con la precedente. Si tratta di una sfida dura ed avvincente, faticosa ma estremamente stimolante: chi è giovane interpella il mondo adulto a “rendere ragione della propria speranza”, per usare una espressione di Pietro, sapendo andare al di là di facili stereotipi, comode stratificazioni culturali oggi non più comprensibili.
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