La rappresentanza dei Cattolici in politica e i “mal di pancia” dell’ex ministro Guerini

In principio - se proprio vogliamo partire da un punto fermo, ma solo per comodità - fu la cacciata di Mario Draghi da palazzo Chigi per mano, tra gli altri, del Movimento 5 Stelle. Lorenzo Guerini definì quella scelta, se non proprio irreversibile (in politica nulla lo è) quantomeno assai problematica per un futuro dialogo tra i “grillini” e il Partito democratico. Una posizione, quella dell’ex sindaco di Lodi e tra i principali esponenti dell’area cattolica del Pd, che tuttavia oggi non è maggioritaria tra i Dem, che guardano già oltre le elezioni europee (nelle quali tradizionalmente ognuno corre per sè) e pianificano un cammino comune per battere la destra. E anche sui territori si prova a unire le forze in ottica amministrativa, con alterne fortune e diversi gradi di convincimento (nella “gueriniana” Lodi molto basso a dire il vero, anche perché i potenti del partito stavano con Bonaccini). La decisione dei 5 Stelle di far cadere il governo Draghi, dunque, nella nuova gestione Schlein non pare essere un punto dirimente. Ci sono poi questioni di fondo assai problematiche. Come la linea del partito e dei gruppi parlamentari sul sostegno militare all’Ucraina, nel solco dell’Alleanza atlantica. In questo caso lo scorso 10 gennaio Guerini è stato uno dei pochi a votare convintamente la proposta del centrodestra. L’ex ministro della Difesa ha spiegato di aver votato sì al primo punto della risoluzione di maggioranza per “coerenza” con quanto fatto quando rivestiva una carica di governo: «Ho firmato cinque decreti», ha osservato. Sulla stessa posizione - minoritaria nel Pd - anche Marianna Madia e Lia Quartapelle. Il resto del partito, oggi sulla linea Schlein, appare almeno alla luce del voto parlamentare un po’ più dubbioso. Certamente non è piegato sulla posizione di Conte (niente armi all’Ucraina per difendersi, l’unica strada è il dialogo per la pace) ma al tempo stesso è un fatto che il voto dell’ex ministro della Difesa ha aperto una frattura rispetto all’attuale ortodossia Dem.

© RIPRODUZIONE RISERVATA