La verità scientifica del cambiamento climatico

Che grande invenzione la scienza! Essa pone l’uomo, nel medesimo istante, di fronte alla propria grandezza e alla propria piccolezza, lo rende umile e potente allo stesso tempo. La scienza fornisce all’intelligenza umana un metodo per indagare i segreti del cosmo e dell’infinitamente piccolo, uno strumento per continuare con sapienza e creatività l’opera della creazione. Forse mai come negli ultimi secoli, l’uomo ha potuto influenzare così profondamente il proprio destino, quello degli altri uomini e dello stesso ambiente in cui vive. Al medesimo tempo però la scienza obbliga l’uomo a un atto di umiltà e di obbedienza al reale e all’oggettività dei fenomeni. La sua intelligenza ed il suo genio sono chiamati a chinarsi di fronte all’irriducibilità del reale, alle sue leggi mai pienamente comprese, al suo divenire e ai suoi processi talmente sconosciuti che chiedono applicazione, fatica, studio e dedizione. Che sia un premio Nobel o uno studente del primo anno, nella ricerca scientifica si resta degli eterni principianti, apprendisti inesperti che custodiscono lo stupore della novità e la meraviglia della scoperta. La scienza è quello strano fenomeno per cui tu hai una ipotesi, io ho un’altra ipotesi, egli un’altra ancora e tutti siamo chiamati a verificare le nostre idee con la prova dell’esperienza: le idee che resistono divengono patrimonio condiviso, quelle confutate vengono abbandonate senza troppo rancore. È in questo modo che si definisce un metodo che permette una conoscenza universale, valida per tutti, riproducibile da chiunque, in qualunque contesto ed in qualunque luogo. Potente, no? È grazie a questo metodo che abbiamo sconfitto molte malattie, che abbiamo migliorato la qualità della nostra esistenza, che possiamo prenderci cura dell’ambiente e che la vita media si è così incredibilmente alzata. Eppure, nonostante la forza e l’attendibilità di questo metodo, non mancano coloro che preferiscono crearsi una “verità” tutta loro: sono coloro che credono nella terra piatta, che si professano apertamente no-vax o che, più o meno consapevolmente, negano l’emergenza ecologica planetaria. Non importa che intere comunità scientifiche avallino con dati suffragati oggettivamente le tesi sostenute: ci sono coloro che all’oggettività della scienza preferiscono le loro opinioni, erette a totem da difendere a prescindere. Si tratta in fondo di uno dei molti effetti collaterali del populismo, quello strano e pericoloso movimento che preferisce soluzioni facili a problemi complessi, che predilige il proprio buon senso all’oggettività dei numeri, che usa i social e la rete come una fonte autorevole di castronerie di ogni genere e che, alla fine, sostiene che il parere dello sciocco e dello studioso meritino il medesimo credito. Perché affidarsi alla scienza quando improbabili guru ci suggeriscono ricette a buon mercato e soluzioni semplicistiche che ci rappacificano con la nostra coscienza? Perché assumere la serietà dei problemi quando è possibile evitarli inventandosi una narrazione accondiscendente e accomodante?

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