Più treni e più pragmatismo per far crescere il Lodigiano

Necessario ripensare alle politiche di attrattività del territorio

Se escludiamo la fascia dell’Alto Lodigiano, la città di Lodi e alcuni centri di dimensioni medio-grandi sparsi in varie zone della provincia, il Lodigiano mostra segnali di affaticamento nella tenuta demografica e di conseguenza dei servizi essenziali. In particolare è la Bassa a pagare maggiormente il costo dello spopolamento, che non significa solo meno abitanti e fiocchi azzurri o rosa al lumicino - non a caso a Codogno è stato chiuso il punto nascite, sebbene la città resti vivace, non così il circondario - ma anche minori servizi collettivi come conseguenza diretta alla riduzione degli abitanti nei piccoli centri.

La dinamica registrata nel periodo a cavallo fra anni Novanta e anni Duemila aveva visto un incremento notevole dei residenti nella fascia settentrionale della nostra provincia, in comuni che più di altri avevano beneficiato dell’affluenza di nuovi residenti dal Milanese (“piccola migrazione”), mentre altrove i dati si erano stabilizzati o erano in contrazione.

Nell’ultima decade tuttavia anche questa tendenza si è raffreddata, come spiega chiaramente una recente ricerca del Politecnico di Milano di cui abbiamo parlato due sabati fa (“Le dinamiche della mobilità residenziale nella regione urbana milanese”).

Ci troviamo dunque di fronte alla necessità impellente di ripensare alle politiche di attrattività del Lodigiano, e di farlo con pragmatismo, nella consapevolezza che più abitanti significa la possibilità di mantenere aperte scuole, banche, poste, negozi di vicinato.

Più abitanti significa anche incremento di ricchezza perché laddove la popolazione aumenta il sistema economico si sviluppa con maggior vigore. Ne abbiamo avuto un esempio concreto proprio nel Lodigiano in occasione della “piccola migrazione” a cui facevo accenno prima, tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila: le ormai numerose ricerche economiche che nel corso degli ultimi anni abbiamo pubblicato dicono che l’area dell’Alto Lodigiano e Lodi città, cioè i territori con una vivacità demografica più spiccata, sono anche quelli che attraggono più imprese e dunque che economicamente sono maggiormente in salute.

E allora, se vogliamo evitare la morte civile e sociale di molti dei nostri paesi, soprattutto del Centro e della Bassa Lodigiana, stante il fatto che non è possibile invertire il trend delle nascite con la bacchetta magica, dobbiamo necessariamente attrarre nuovi abitanti dal Milanese, puntando su una buona qualità della vita, servizi adeguati, un costo del mattone accessibile (almeno se rapportato a Milano e alla prima periferia) e un buon sistema di trasporti pubblici, in particolare il fondamentale collegamento con Milano.

Quest’ultimo aspetto, quello della possibilità di raggiungere il capoluogo lombardo in maniera rapida e frequente, appare tra i fattori decisivi nella scelta di vita di molte giovani famiglie. E dunque, non potendo oggi fare affidamento sul sistema dei bus, dobbiamo necessariamente buttarci unicamente sui treni. La Linea S1 Lodi-Saronno è obiettivamente una risorsa importante, a Melegnano è stata potenziata la Linea S12 che ha l’altro capolinea in Milano Bovisa, ci sono poi gli altri treni del sistema nazionale e regionale. Ma non basta. Perché i pendolari denunciano troppi disservizi - e hanno ragione! - e perché la rete non è in grado di reggere un ulteriore aumento del traffico. Quest’ultimo aspetto è emerso chiaramente anche giovedì nel corso degli “Stati generali delle infrastrutture” organizzati nella sede della Provincia di Lodi da Regione Lombardia.

Per avere maggiori e migliori collegamento ferroviari tra il Lodigiano e Milano dunque sono necessari e urgenti nuovi massicci investimenti sulle infrastrutture. Una ipotesi presa in esame da Rfi è potenziare la tratta Lodi-Tavazzano, in modo da aumentare il numero dei convogli delle linee suburbane (S1 e S12) che si attestano sulla nostra città. Ma occorre anche ascoltare i territori e dunque provare a ragionare su un numero adeguato di treni che partendo dalla Bassa - penso a Codogno e all’idea che diventi un vero hub gomma/ferro - possano raggiungere rapidamente Milano saltando tutte le fermate intermedie e al massimo facendo sosta unicamente a Lodi.

Se vogliamo cercare di attirare nuovi abitanti facendo leva su un buon sistema ferroviario dobbiamo anche evitare di maltrattare i pendolari. Questo significa agevolarli con parcheggi di interscambio sicuri e comodi e - logicamente - vicini alle stazioni e magari non a pagamento. Se vogliamo attirare nuove famiglie le dobbiamo coccolare. Ma questo è un concetto che alcuni amministratori lodigiani ancora non hanno compreso.

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