Dopo 45 anni va in pensione il titolare del bar Valente
Massimo Valente: il racconto della lunga attività dietro il bancone del locale aperto nel 1979 nel primo centro commerciale
Ha iniziato a lavorare a 17 anni. Era l’11 ottobre del 1979, data che ha segnato anche un’epoca per la città. Era il giorno del taglio del nastro del futuristico centro commerciale, il primo del Lodigiano, e il posto di lavoro era lo storico bar Valente, di suo papà Angelo Valente e sua mamma Giovanna Dentici. Dietro al bancone di quel bar, che intanto ha cambiato location come è cambiata la storia della città con l’addio al My Lodi che si trasformando nello Zucchetti Village, ci è rimasto però quasi 45 anni, fino a ieri. Ultimo giorno di lavoro, trasformato anche in una festa, per Massimo Valente, titolare insieme alle sorelle Annamaria e Melania del bar Valente, oggi in via Aldo Moro. Un countdown, quello verso la fine del lavoro, reso visibile dai cartelli con i numeri dei giorni mancanti fino ad arrivare allo zero di ieri, quando, a 62 anni, Massimo ha salutato tutti. Un’occasione per ripercorrere anche un pezzo di storia del bar e della Lodi di un tempo. «Intorno al centro commerciale nascente c’erano solo campi, era un altro mondo – ricorda Massimo – e quella novità è stata sicuramente una scommessa vinta. Arrivavano da tutti i paesi del circondario e la scala mobile il sabato era impraticabile dalla ressa. Era un luogo di incontro e così è stato anche per il bar per anni: c’erano figli che venivano a trovare i genitori a Lodi e si davano appuntamento proprio nel nostro bar». Tra il bancone e il servizio self service – anche se agli inizi il centro chiudeva in pausa pranzo – e il grattacielo che ospitava gli uffici della provincia, «ma anche un’agenzia immobiliare, un petroliere, uno studio medico», Valente negli anni è stato uno dei punti di riferimento dell’Associazione commercianti del centro, che ha anche presieduto. «Con la nascita degli altri centri commerciali del Lodigiano, sono nate le prime difficoltà – riepiloga - : l’addio della Coop e lo svuotamento del centro commerciale sono stati l’epilogo, che ci ha portato a cercare un’altra location nei dintorni. Un trasferimento che ci ha portato soddisfazioni: non so se siamo stati fortunati o bravi, ma so che abbiamo sempre amato il nostro lavoro e quando fai le cose con amore, si vede». Ora Massimo ha intenzione di scrivere un’altra storia, inseguendo la passione per il cammino – quello di Santiago lo ha già percorso più volte – , per i viaggi e la scoperta. «Intanto andrò a Malaga e chissà che non diventi la mia città».
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