Frecciarossa deragliato tra Livraga e Ospedaletto, ecco cosa si è fatto perché non succeda ancora
La Procura di Lodi contesta i troppi margini lasciati nelle procedure al “fattore umano”
Sono almeno quattro i correttivi introdotti nel sistema Alta Velocità per evitare che si ripeta un altro disastro ferroviario come quello avvenuto il 6 febbraio del 2020 tra Livraga e Ospedaletto Lodigiano, quando il 9595 Milano - Salerno deragliò a 298 chilometri orari su uno scambio che ai quadri di controllo appariva sicuro e bloccato e che invece era girato verso un binario morto. Persero la vita i macchinisti Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù, 31 feriti tra le (poche per fortuna) persone a bordo. Le nuove procedure emergono dal processo in corso a Lodi che vede imputato un dirigente di Rfi e, per parte di Alstom Ferroviaria, che aveva fornito un attuatore telaio aghi difettoso per quello scambio, l’operaio che avrebbe invertito due fili (ma che non è sicuro di essersi occupato lui di quel pezzo), l’addetto al controllo, e i due ingegneri responsabili della progettazione e della supervisione delle procedure di costruzione dell’attuatore. In cui un ruolo decisivo lo giocava anche una speciale colla. Per parte Rfi, la “prova di concordanza” finale, cioè la verifica visiva che lo scambio si giri come gli viene comandato, viene ora accertata da chi sta ai quadri di controllo facendosi inviare con lo smartphone una foto dello scambio.
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