
GIOVANI Bullismo tra i banchi di scuola,
in un anno i casi sono cresciuti del 20 per cento
L’ufficio di piano in campo per aiutare i ragazzi coinvolti e gli adulti di riferimento a ricucire i legami feriti
Bullismo tra i banchi, crescono le segnalazioni nel Lodigiano. I casi di disagio arrivati sulla scrivania dell’ufficio di piano dell’ambito di Lodi sono saliti del 20 per cento in un anno. I numeri, fanno notare gli esperti, sono legati anche alla sensibilità dei dirigenti scolastici, ma sono indicativi di un fenomeno conclamato di fragilità emotiva. Nell’anno scolastico 2021-2022, gli operatori dell’ufficio di piano sono intervenuti per 438 alunni. «Di questi - spiegano gli operatori dell’area psicosociale guidata dalla dottoressa Carla Mazzoleni - 32 avevano un problema di natura relazionale, alla base di comportamenti inadeguati di aggressività e bullismo. Nell’anno scolastico 2022-2023, l’équipe prevenzione ha rilevato, invece, 68 casi di difficoltà relazionale sui 606 casi complessivi di intervento. I 68 casi, di cui 5 sono stati segnalati dalla scuola come situazioni palesi di bullismo, erano riconducibili a situazioni di non rispetto delle regole, aggressività o difficoltà comportamentali all’interno del gruppo classe, quasi sempre ai danni di alunni più deboli. Sempre nell’ultimo anno scolastico, le sospensioni educative attivate per comportamenti inadeguati rispetto al contesto scolastico e di bullismo sono state 27».
L’ufficio di piano dell’ambito di Lodi, l’ente di programmazione zonale per i servizi alla persona, lavora da anni sul territorio per intercettare tempestivamente situazioni di fragilità, per prevenire il rischio di comportamenti di aggressività o disagio relazionale tra ragazzi, spesso definiti come episodi di bullismo e cyberbullismo se agiti ai danni di compagni più deboli.
«A operare in questo senso - spiegano i referenti - è in particolare l’équipe prevenzione, una squadra composta da 10 psicologhe che lavora in tutte le scuole dell’ambito. L’équipe opera in stretto raccordo con i docenti e con i dirigenti all’emergere dei primi segnali di disagio negli alunni, fornendo supporto ai docenti nel lavoro di lettura e gestione delle situazioni colte nel corso del lavoro quotidiano».
Quando viene individuato un caso problematico, aggiungono gli operatori coordinati dalla dottoressa Mazzoleni, le psicologhe lavorano insieme ai docenti per agganciare sia il ragazzo responsabile di atteggiamenti aggressivi o di atti di bullismo, sia la sua famiglia, oltre a sostenere gli alunni vittime e a potenziare le capacità dei compagni a prendere posizione per contenere i comportamenti aggressivi. L’équipe valuta la portata di disagio dietro all’episodio, comprendendo oltre all’agito anche i vissuti, i legami preesistenti, la storicità dei comportamenti e la durata dell’aggressione. In seguito, concorda con la scuola il tipo di lavoro più adeguato da svolgere affinché il malessere degli alunni, sia vittime sia carnefici, venga superato. Generalmente si realizzano anche incontri in classe, con l’obiettivo di aiutare nella rilettura delle dinamiche di gruppo, favorire modalità relazionali più efficaci e ricostruire i legami feriti. Quando la scuola decide di sospendere i ragazzi , l’équipe lavora per attivare le “sospensioni educative”. «Per cercare di prevenire situazioni gravi - dice l’ufficio di piano -, l’équipe aiuta i docenti a intercettare precocemente i segnali di malessere. L’analfabetismo emotivo e relazionale degli alunni e degli adulti è la primaria fragilità che chiede di essere contrastata».
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