
Il presidente del consiglio comunale di Lodi Antonio Uggè sulla tomba di Ramelli con Gianmario Invernizzi
IL CASO Iniziativa a titolo personale che agita le acque all’interno della maggioranza a palazzo Broletto

Un unico mazzo di fiori bianchi, da portare insieme sulla tomba di Sergio Ramelli. Alle 12 di ieri anche Gianmario Invernizzi (capogruppo della civica Sara Casanova), Antonio Uggè (presidente del consiglio comunale della città capoluogo, presente a titolo personale, come ha chiarito) e Stefano Rotta hanno commemorato Sergio Ramelli. L’iniziativa del trio, sicuramente inedito, non è passata inosservata, per usare un eufemismo, in particolare per la presenza del presidente del consiglio, a pochi giorni dalle dichiarazioni di Invernizzi che aveva chiarito, in aula, durante la commemorazione del 25 aprile, di essere fascista.
«I morti di quegli anni non devono essere rivendicati, scagliati, usati per protrarre l’odio - ha detto ieri Uggè - : il conflitto in una democrazia è vitale, anche il più duro. Senza conflitto non c’è libertà, ma l’odio è una patologia e quegli anni sono stati un’epidemia di questo male scatenata da cattivi maestri. Il fatto che gruppetti di neofascisti celebrino ogni anno il “camerata” Ramelli non toglie niente all’obbligo che hanno le istituzioni democratiche, e ogni cittadino, di ricordare questa vittime come le altre per condannare questa stagione di violenza. E in questo giorno voglio ricordare anche Alberto Brasili di cui ricorre il 50esimo maggio di quest’anno». «Commemorare la vittima di un metodo barbaro, subito peraltro anche da altre persone di diversa estrazione politica, non comporta di essere partecipe delle idee di quella persona - ha aggiunto Rotta - : se i neofascisti si appropriano di questa memoria è molto grave, perché è importante che, su questo fatto, ci sia una memoria condivisa». Invernizzi ha ricordato «il rapporto amichevole nato con la madre di Sergio, che si augurava non ci fossero discussioni su suo figlio, ma una pacificazione nazionale, parole che ho sempre condiviso: ancora oggi assistiamo a troppi messaggi d’odio, mentre servono solo confronto e dialogo e noi siamo qui insieme per questo».
Sulle parole di Invernizzi in aula, la reazione del Pd era stata durissima. E ieri Stefano Sordi, sulla presenza del presidente Uggè, ha chiarito che «si è trattata di una scelta fatta a titolo privato e nell’ambito di un colloquio attivo con il consigliere Invernizzi: una scelta che personalmente non avrei fatto, ma comunque arrivata non in rappresentanza dell’amministrazione che era presente all’altra manifestazione della mattina». Sordi ha aggiunto che «si parla di delitto vigliacco, che non va strumentalizzato, avvenuto nel clima barbaro e violento degli anni Settanta: la pacificazione sulla violenza da condannare c’è, non c’è una pacificazione forse politica su chi aveva ragione, gli antifascisti, e chi aveva torto, i fascisti». Dalle parti di Lodi Comune Solidale, che esce proprio in queste ore per condannare le dichiarazioni di Invernizzi, è Franco Tonon a parlare sulla presenza di Uggè.
«Come libero cittadino può andare come vuole, di diverso segno sarebbe stata la presenza in rappresentanza del consiglio - dice Tonon - : mi sia però consentito un commento, perché siamo contrari alle commemorazioni, e alle strumentalizzazioni, individuali. Un conto è parlare di fatti tragici in una stagione molto difficile e complicata che ha avuto morti da tutte le parti o fatti come la strage di piazza Fontana, un conto è parlare di singoli individui: a questo punto mi piacerebbe che si ricordasse un lodigiano come Pietro Dendena, un imprenditore agricolo lodigiano morto perché si trovava in banca nella strage di piazza Fontana, di cui però nessuno parla».
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