L’abbraccio silenzioso della città di Lodi ai defunti che non hanno nessuno

CIMITERO DI SAN BERNARDO Fiori del vivaio Cecchini sulle tombe abbandonate

Il cammino silenzioso si è indirizzato verso le tombe sguarnite, che da tempo non ricevono una visita, l’abbraccio d i un pensiero fatto di memoria e amore, di ricordo e tenerezza. Con un gesto simbolico, per dire «che una comunità c’è quando non lascia solo nessuno, nemmeno chi ci ha lasciato». Tra memoria e omaggio, ieri pomeriggio, al cimitero di San Bernardo, la donazione da parte del vivaio Cecchini di un carico di piante da destinare alle tombe sguarnite, come segno di vicinanza e ricordo della comunità, alla presenza della vicesindaca Laura Tagliaferri, Danila Zuffetti, guida del programma Lodi Caring Community, e del parroco di San Bernardo don Guglielmo Cazzulani, che hanno partecipato alle operazioni per destinare fiori a chi non ha nessuno, alle tombe di bambini e alla schiera di lapidi datate marzo 2020, ripercorrendo quel dolore aggiuntivo per i morti di Covid che non hanno avuto un funerale. «Un ringraziamento va al vivaio Cecchini che ogni anno ha questo pensiero molto bello nei confronti delle persone di cui non si prende più cura nessuno - ha detto Tagliaferri - : rappresenta un’occasione per dimostrare che una comunità c’è quando non lascia indietro e non lascia solo nessuno, nemmeno chi ci ha lasciato, ma è stato parte della nostra città». Un’iniziativa che rientra, come ha spiegato lZuffetti, nel programma Lodi Caring Community, ovvero «Lodi come città compassionevole e in cui si esprime la vicinanza agli altri, anche tramite questo dono a chi ha finito la propria vita terrena, come atto di cura comunitario e atto di cura verso noi stessi, perché questi gesti fanno star bene anche noi». Compassione quindi, ha aggiunto Tagliaferri, «nel senso etimologico del termine, cioè soffrire insieme, provare emozioni insieme». Davanti a questi gesti, ha aggiunto don Guglielmo Cazzulani, «penso a ciò che ha fatto don Lorenzo Milani appena arrivato a Barbiana: è andato al cimitero, dove si è reso conto che buona parte delle tombe erano semi-abbandonate e la prima battaglia con i parrocchiani fu proprio quella affinché ci si prendesse cura dei morti del cimitero, come segno di amore nei confronti di chi è più povero in mezzo a noi. Al di là dell’aspetto di fede, prenderci cura dei morti è un segno di civiltà, il luogo in cui vengono sepolti diventa un luogo sacro per una comunità». n

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