Lodi: al lavoro per la piazza anche i muratori africani che parlano in bergamasco - VIDEO

SPECIALISTI La ditta Fratus è tra le poche che posano rissàd e porfido, con pazienza e precisione

Lodi

Sono loro i maestri del rissàd. Arruolati dall’azienda bergamasca specializzata, la Fratus Pavimentazioni, arrivano da ogni parte del mondo. Sono in Italia da anni e con naturalezza infilano nei loro discorsi la tipica parlata dialettale dell’antica città sui colli. «Pòta, a me piace stare qua», si confida Moussa Sidibe, classe ’98, quando gli chiediamo di parlare di sè. La sua casa ormai è a Palosco ed è qui che vorrebbe portare anche la sua famiglia, la moglie e i due figli che vivono in Guinea. La sistemazione di piazza della Vittoria considerata tra le più belle d’Italia nella classifica 2004 del Touring club, che ospita la Cattedrale, il municipio e palazzo Vistarini, è affidata a lui e ai suoi compagni di lavoro. Lo stereotipo dell’operaio bergamasco che tira su i muri e rifà i pavimenti delle città è stato cancellato dal movimento migratorio e dall’evoluzione delle società. A Lodi il capocantiere Flavio Vescovi, la sintetizza così: «Gli italiani preferiscono studiare - dice -, chi è più disposto a lavorare anche da giovane arriva da fuori». Alla Fratus circa metà dei dipendenti è di origine straniera e anche gli operai impegnati a rifare il selciato sono metà italiani e metà stranieri. Oggi è una delle giornate più fredde della stagione. Il freddo punge le mani e la nebbia confonde i confini della piazza medievale e i suoi portici. Il capo squadra è di Bergamo, ma i suoi colleghi scherzano e lo prendono in giro: «Lui è un cremasco», ridono, anche se non muovono un dito senza il suo permesso: «Non posso parlare senza il suo consenso», dice un operaio che arriva dall’Africa. Si svegliano ogni mattina alle 6 e alle 8 sono già al lavoro per ridare nuovo lustro al tipico “ricciato lombardo” del 1400, costituito da ciottoli di fiume.

«Questo è un lavoro come un altro, alla sera, dopo 8 ore, vado a casa, mi faccio la doccia e poi esco con gli amici», dice Moussa. «La nostra è un’azienda seria - commenta -, abbiamo un contratto a tempo indeterminato». Tempo di parlare non ce n’è, solo qualche parola qua e là. «Sono in Italia da 11 anni - dice Moussa -, da 6 in questa azienda, abbiamo fatto mille piazze come questa, comprese quelle di Crema e di Bergamo». Anche il suo compagno di lavoro, classe 1986, che arriva dal Burkina Faso, è soddisfatto di quello che fa: «Sono in Italia da 25 anni - dice - e da 17 lavoro qui. È sempre stato questo il mio lavoro, ho un contratto fisso e spero di andare in pensione con questa azienda». Alla Fratus lavorano circa 45 persone. «Non c’è nessun lavoro manuale che non sia faticoso - dice il capocantiere -, ma con la calma si fa tutto. I ragazzi che fanno il selciato pregiato della piazza sono specializzati, non operai alle prime armi. Seguono i corsi di formazione, oltre a quelli sulla sicurezza». I passanti, cappello e sciarpa a coprire il naso, gettano lo sguardo oltre il nastro colorato. Il lavoro consiste nella rimozione dei sassi con il martello elettrico. I ciottoli raccolti a mano, vengono caricati sulla cariola e conservati in un contenitore, ricollocati e allettati con la sabbia dopo la sistemazione del sottofondo con un apposito misto di sabbione e ghiaietta. La rinascita del selciato quadrangolare che ospitò Garibaldi, ma anche papa Giovanni Paolo II e Carlo Azeglio Ciampi, è affidato alla professionalità di questi 6 operai italiani e stranieri, uno spaccato della nostra società.

Una squadra multiculturale per rifare la piazza di Lodi. Video di Cristina Vercellone

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