Lodi, il caso Scotti: per le minoranze «non finisce qui»

Non è finita qui. Lo hanno detto e ripetuto gli esponenti delle opposizioni consiliari di Lodi a più riprese. Il caso nato dall’interrogazione della consigliera Giusy Molinari (Gruppo Misto) sugli incarichi professionali ricoperti sul territorio comunale durante il mandato dall’assessore Gianluca Scotti tornerà in aula, probabilmente attraverso altre iniziative in fase di programmazione da parte delle opposizioni. Il primo passo era stata la presentazione della mozione di sfiducia da portare in aula, e in discussione appunto martedì, per chiedere al sindaco di prendere atto della responsabilità politica dell’assessore Scotti, ma i capigruppo di minoranza si sono già mossi in altre direzioni. Una di queste era all’indirizzo dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Lodi, per chiedere che venga fatta chiarezza sull’eventuale responsabilità deontologica, alla luce del parere tecnico reso dal segretario generale dell’ente, che aveva rilevato come la condotta dell’assessore «rileva ai fini dell’accertamento della responsabilità deontologica oltre che politica e non comporta decadenza dalla carica». L’ulteriore passo già fatto dalle opposizioni è stato quello di rivolgersi al Prefetto con un esposto per richiedere «un pronto intervento per ripristinare la legalità violata», ma anche «la convocazione del sindaco e dello stesso assessore Scotti per accertare le rispettive responsabilità, imporre l’immediata cessazione delle attività incompatibili, adottare i provvedimenti necessari per ripristinare la legalità come la revoca dell’assessorato a Scotti». Perché se è vero che il Testo unico degli enti locali, all’articolo 78, non prevede sanzioni, è altrettanto certo che le opposizioni non intendono far decadere la questione.