L’OMICIDIO DI LODI - Chi era il 60enne assassinato: una vita tra fabbrica e famiglia

Cronaca Nei luoghi frequentati da Roberto Bolzoni: «Correva a casa a preparare il pranzo per i suoi»

Lodi

«Veniva qua alla mattina, poi magari tornava al pomeriggio, ma non ha mai creato problemi. Più che giocare, a lui piaceva chiacchierare e incontrare gli amici». La titolare del punto Snai di via Villani a Lodi ha già risposto a decine di giornalisti in questi giorni. «A tutti sto dicendo che Bolzoni era una persona buona, non un attaccabrighe. Veniva qua, parlava, giocava la sua schedina, cifre basse, e poi andava via, con il suo cagnolino bianco». L’aveva chiamato Messi come l’attaccante argentino. Lui, invece, per tutti, era Rambo.

Un uomo aspetta fuori dalla sala giochi: «La sua famiglia lavorava nella raccolta dei cartoni - racconta -, lui, i genitori, tutta la sua famiglia. Suo fratello, che aveva una forma di disabilità, è morto qualche anno fa ingozzato da una brioche. Aveva una passione sfrenata per le radio, infatti, quando è morto, Bolzoni ha trovato in soffitta circa 200 apparecchi radiofonici. Andava al mercatino dell’antiquariato, li acquistava e li collezionava in soffitta. Bolzoni poi li ha venduti quando il fratello è morto. Non sapeva cosa farsene di tutte quelle radio. Quando la Sama di Borgo dove lavorava ha chiuso, alla fine degli anni ’90, Roberto si era messo ad accudire il fratello». Dopo la sua morte aveva perso un po’ la sua voglia di scherzare.

«Veniva qua allo Snai, poi ad un certo punto andava a casa a cucinare con la figlia, a preparare il pranzo per la moglie. Era lui che cucinava a casa - aggiunge l’uomo -. Quando gli chiedevamo: “Ma non lavori? Come fai a vivere?”. “Ma no - diceva -, io ho l’eredità, non ho bisogno di lavorare”. Poi aveva la pensione del fratello. Era un uomo tranquillo Bolzoni, bravo. Nessuno si aspettava che finisse così». Dello stesso tenore la testimonianza del titolare del bar di fianco allo Snai: «Veniva qua solo ogni tanto, da solo o con gli amici - dice -, era una brava persona con tutti». Nella casa sotto la Madonnina, quella dove abitava da ragazzo e dove abitava adesso con la moglie Li Yu Bin e la figlia. l’opinione degli inquilini è la stessa: «Una brava persona». Chi avrebbe potuto avercela con lui? In piazza Omegna, proprio lì dove è stata trovata la sua macchina, c’è ancora un pezzo di nastro rosso attaccato all’albero. Per terra, poco distante, una schedina già giocata di fianco a un mozzicone di sigaretta. Un uomo sta sbucciando un mandarino sulla panchina. Per terra una bottiglia dell’acqua riempita da una bevanda bianca. Parla romeno e ha al collo un cartello: “Cerco lavoro come manovale”. «Io vivo qui - dice -, mostro il mio cartello al semaforo». Se metti mano alla borsa per chiedergli se ha bisogno di qualcosa, si fa da parte: «Sono stato sentito anch’io dai carabinieri - assicura - mentre raccoglie una buccia che è caduta per terra. Io ho visto una donna con il cagnolino bianco e un uomo avvicinarsi alla macchina. Il cane ha iniziato ad abbaiare e loro hanno guardato dentro».

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