Omicidio Bolzoni, manca ancora il movente: settimana prossima l’esito dei Dna

PIAZZA OMEGNA Secondo i difensori saranno decisive le telecamere

Manca ancora il movente. E le ricerche dell’arma del delitto, della collana, e dell’anello o degli anelli di Roberto Bolzoni, il 60enne trovato ucciso da almeno 35 coltellate martedì 18 febbraio nella sua auto in piazza Omegna a Lodi, continuano.

La Procura di Lodi e i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Lodi devono attendere fino alla prossima settimana per avere le prime risposte dal Ris di Parma sulla presenza del sangue della vittima negli abiti dei due fermati, Andrea Giannì, 29 anni, e Roberto Zuccotti, 49, residente a Crespiatica, i vestiti sequestrati sono quelli che le telecamere della Snai di via Villani indicano che indossavano nel pomeriggio di domenica 16.

Gli inquirenti appaiono molto fiduciosi del fatto che dal Ris arriveranno gli elementi che attendono per andare “oltre ogni ragionevole dubbio”. Ma anche i difensori, in particolare l’avvocato Alessandro Corrente di Milano che assiste Gianì, l’unico che ha parlato negli interrogatori del pm e del Gip, dichiarandosi non colpevole, attendono risposte, in particolare dalle telecamere di via San Fereolo (evidenti sulla strada quelle del Giudice di pace) che devono aver filmato la Volkswagen Golf bianca del 60enne che attorno alle 17.30 di quella domenica andava verso via Precacesa per raccogliere Giannì e Zuccotti, ritornava verso il centro per andare alla Snai, e poi, poco dopo le 18.30, li riportava nuovamente verso casa in via Precacesa.

Se invece i due, dopo quell’ora, fossero passati a piedi, sarebbe un altro indizio pesante a loro carico. Ma, è presumibile, almeno uno di loro avrebbe avuto gli abiti macchiati di sangue. Secondo le difese, il 29enne e il 49enne, zio e nipote tra di loro, non avrebbero avuto motivi di ammazzare il conoscente 60enne. Certo, al momento sono gli ultimi visti, e filmati, assieme a lui vivo, e il ritrovamento di portafogli, senza soldi, e telefonino della vittima in un tronco cavo in via Precacesa è pesante. Così come lo è la presenza di “sangue umano”, ancora da identificare, sotto le loro scarpe. I Ris comunque potrebbero anche tornare nell’appartamento di via Precacesa, che è sotto sequestro.

La moglie di Bolzoni, quella domenica sera non sarebbe stata riaccompagnata a casa, poco dopo le 23, dal suo lavoro di cameriera in un ristorante alla Martinetta, in auto dal marito, ma sarebbe tornata in bici, come avveniva quasi sempre, se non quando pioveva forte, e su questo percorso, più lungo, è ancora più probabile il riscontro di telecamere comunali. E anche per questo nulla indica se il 60enne potesse essere ancora vivo alle 23 di domenica, anche se per ora l’orario probabile della morte spazia dalle 18 di domenica al lunedì. Quella domenica pomeriggio, al bar Dosso di Lodi Vecchio, Bolzoni avrebbe raccontato di una pesante discussione con un parente. Ma ciò non trova riscontri.

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