
Omicidio Bolzoni, si segue la pista della rapina
IL GIALLO Le 35 coltellate inferte all’uomo fanno propendere gli inquirenti per un’azione di due “balordi”
Potrebbe esserci una rapina dietro l’omicidio di Roberto Bolzoni. Resta da capire se questa sia la causa o sia stata simulata dopo l’uccisione. Il 60enne, che viveva in via Raffaello Sanzio 6E con la moglie Li Yu Bin e la figlia minorenne della donna, è stato trovato senza vita martedì intorno alle 13, a bordo della sua macchina. Chiuso dentro il veicolo posteggiato in piazza Omegna, a pochi passi da casa sua, in un bagno di sangue. Assenti le chiavi, il telefono, il portafoglio e i monili, una collana e l’anello. L’uomo è stato ucciso da 35 coltellate, sul lato destro del viso e del collo, arrivate una dietro l’altra, fino all’ultima, quella letale alla giugulare. La pista della rapina, causa del delitto o simulata dopo l’omicidio, è tra le piste principali seguite dai carabinieri che stanno indagando sull’omicidio. Se fosse una rapina, sarebbe davvero un crimine fuori statistica per la sua efferatezza. Gli inquirenti stanno lavorando all’esterno dell’ambito della famiglia di Bolzoni che appare non coinvolta nell’omicidio.
Gli inquirenti stanno esaminando le tracce di sangue lasciate dalla vittima. L’uomo potrebbe essere stato ucciso tra le 19 e le 20 di domenica. L’ultimo segnale dato dal telefono è intorno alle 18. La cella, intercettata dagli inquirenti, portava a cascina Codazza, ma si tratta in realtà di una macrocella che rimanda a San Fereolo, il quartiere della vittima. Le telecamere non stanno dando un grosso aiuto agli inquirenti. Se la rapina fosse la causa del delitto, qualcuno parlerebbe addirittura di due italiani, inesperti, probabilmente sotto l’effetto di sostanze che li hanno portati a infierire a lungo sul corpo della vittima. Al bar Seven dell’Albarola dove Bolzoni andava tutti i giorni sono ancora sconvolti. «È venuto qua l’ultima volta domenica mattina - racconta Gianmaria Cerani -, ci dava sempre una mano. Era una persona molto buona. Faceva il tifo per la Juve, poi al tempo di calciopoli era diventato laziale. Veniva qua la mattina, mi portava via il bidone dei vetri, mi faceva le commissioni, se avevo bisogno di qualcosa mi aiutava. Tutto in cambio di un caffè che gli offrivo. Qualche volta non lo beveva nemmeno. Era attaccatissimo alla moglie. La seguiva se era in malattia, si faceva stampare le ricette. Non beveva mai, non aveva vizi». L’ultima volta che lo avevano visto al Seven era stato domenica mattina, era tranquillo. «Stava qua un’oretta - aggiunge Cerani -, ci conoscevamo da 16 anni». Quella del gioco non era considerato un problema. Ogni tanto diceva: “Ho vinto 80, 90 euro”. «Per quanto mi riguarda - aggiunge Cerani scuotendo la testa -, ho perso un pilastro del bar. Lui aveva dei buoni rapporti con tutti».
Fino a un anno e mezzo fa era un assiduo frequentatore anche della sala da biliardo, al 7 di via Selvagreca.
«Io - dice un utente storico - non gli parlavo più. Sono stato sentito per un’ora e mezza dai carabinieri. Lui parlava troppo, sparlava di me e questo non mi piaceva». «Ma sì - dice un altro - chiacchierava, magari sparlava, ma lo faceva sempre in modo bonario. Era una brava persona. Per quanto riguarda il gioco penso che giocasse 2, 3 euro, non beveva neanche il caffè quando veniva qua, non era uno che spendeva soldi facilmente secondo me». È anche l’opinione della titolare del bar della sala Santina Luzzi: «Era una brava persona - dice -. Se avesse qualche problema fuori di qui non so, ma a noi sembrava proprio così. Era un chiacchierone, veniva il pomeriggio, ma da quando è morto suo fratello non l’abbiamo più visto. È passato un anno e mezzo circa. Adesso era iscritto al Birillo di Tribiano. Mi ricordo che a Natale, Pasqua, ci scambiavamo i messaggi di auguri. Siamo rimasti sconvolti».
Al ristorante Hong Kong di viale Genova, dove lavora come cameriera la moglie di Bolzoni, incontriamo il titolare Alex Ye: «So che sono emersi degli elementi, ma in questo momento non posso parlare», dice. È in contatto con la sua dipendente ricoverata all’ospedale da quando si è sentita male durante l’interrogatorio: «Sono andati i giornalisti da lei», dice. «In questo momento so le cose che mi dice la moglie, ma non posso riferirle».
© RIPRODUZIONE RISERVATA