La Grignani torna sul ring a settembre: «Siamo sempre una fucina di pugili»
Pugilato Il direttore tecnico Duilio Seccamani soddisfatto di un’annata che ha visto la società compiere 80 anni
Lodi
«Quando arrivi sul ring, quello non mente mai». Parola di Duilio Seccamani, cuore pulsante della Pugilistica Grignani che quest’anno ha festeggiato 80 anni di attività. La società ha già fissato sul calendario alcuni importanti appuntamenti sportivi per l’autunno, tra questi la fase regionale dei campionati italiani Under 15 e Under 17 prevista per ottobre. Il futuro è pieno di grandi speranze: «Abbiamo parecchi atleti iscritti - racconta il direttore tecnico -, siamo sempre una fucina di pugili che hanno sia la tecnica che la buona volontà. Devono solamente avere fiducia in se stessi, ma i risultati stanno arrivando».
Il pugilato non è affatto uno sport comune, «non è violenza, è un atto sportivo», riflette Seccamani, «a volte vedi questi ragazzi che si affrontano sul ring e poi quando scendono si abbracciano, o vanno insieme a mangiare una pizza». Cosa serve per essere un buon pugile, lo sa bene Duilio, che ha indossato i guantoni tra il 1978 e il 1992, per poi diventare maestro e direttore tecnico della Grignani: «Devi essere votato al sacrificio - afferma sicuro -. Ovviamente ci vogliono anche le doti tecniche, tu puoi insegnare agli atleti tutto quello che vuoi, ma non possono mancare coraggio e volontà. Anche perché poi, quando arrivi sul ring, quello non mente».
Per la Grignani, 80 anni di impegno sono un traguardo di cui essere orgogliosi. Il sodalizio è guidato dal presidente Paolo Vignoli, Duilio Seccamani è affiancato nel suo lavoro da Luca Pagliari. Quest’anno la società avrebbe voluto organizzare una manifestazione in piazza della Vittoria, nel cuore di Lodi, un modo per avvicinarsi ancora di più alla città e ai suoi abitanti. Purtroppo, l’evento è stato spostato al PalaCastellotti a causa del maltempo, e anche se tutti sono rimasti più che soddisfatti, l’obiettivo è quello di riprovarci: «L’anno prossimo faremo gli 80 più 1, quindi ci tenteremo di nuovo. Volevamo essere tra i lodigiani, trascinarli nello spettacolo». Un modo per far capire, anche sotto lo sguardo severo del Duomo, il valore di uno sport e della società che lo rappresenta. Perché la boxe è un po’ come una palestra di vita, capace di insegnare uno dei “precetti” fondamentali: la lealtà. «Il pugilato insegna il rispetto - spiega Seccamani -. A differenza di altri sport, che non voglio denigrare, ha delle regole ben codificate, l’avversario non va mai colpito a tradimento. Regole che spero siano sempre traslate nella vita comune». E poi, c’è una considerazione finale da non dimenticare: «Le “tranvate” che prendi sul ring - conclude un po’ sorridendo Seccamani - sono nulla rispetto a quelle che ti dà la vita».
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