Incontro di mafia a Peschiera, scoperta una alleanza fra le cosche
Indagate 153 persone, ma solo per 11 scatta la custodia cautelare in carcere
153 persone indagate, ma solo per undici si sono aperte (per il momento) le porte del carcere, nell’ambito dell’operazione Hydra della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano che ha scoperchiato l’alleanza tra Cosa Nostra, ’ndrangheta e Camorra in Lombardia. Un’ipotesi accusatoria, smontata in parte dal Gip che ha rigettato 140 richieste di arresti per altrettanti indagati, che è il frutto di quattro anni di indagini che traggono origine da un incontro avvenuto a Peschiera il 5 marzo 2017. E, nella città del Castello Borromeo, si sono dati appuntamento Giuseppe Fidanzati, nientemeno che il figlio di Gaetano, boss deceduto del rione Acquasanta di Palermo, che ha scontato una lunga condanna per traffico di droga, e l’avvocato Antonio M., radiato dall’albo e condannato a sua volta. Nei loro dialoghi facevano riferimento a un “ragazzo” di Castelvetrano, identificato in F. G., nipote del cuore di Matteo Messina Denaro, proprio “U Siccu”, il capo di Cosa Nostra. In particolare, Fidanzati ricordava di un incontro avvenuto alla stazione di Trapani con “Iddu” (lui, ndr) che si era fatto accompagnare a bordo di una Mercedes da un certo “Mimmu”. Non è chiaro se “Iddu” sia riferito a F. G. o, come invece sospettarono gli investigatori, a Messina Denaro. Ma da qui gli investigatori hanno ricostruito contatti e tanti altri summit. Un tassello di un complesso mosaico, che nei giorni scorsi ha portato i carabinieri di Milano e di Varese a notificare 153 avvisi di chiusura delle indagini ai protagonisti di un «sistema mafioso specificamente lombardo». Un’alleanza tra Cosa Nostra, ’Ndrangheta e Camorra con struttura confederativa orizzontale per estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, acquisizioni di armi, risoluzione delle controversie derivanti da affari illeciti come la restituzione di un debito, la vendetta per una aggressione subita. Con “zone d’influenza”, come quella tra Milano e Varese gestita dai “trapanesi”, collegati al mandamento di Castelvetrano con al vertice Matteo Messina Denaro.
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