Quali sono i motivi della sua candidatura?
«Non senza titubanze ho accettato la proposta di Sel, che mi ha chiesto di rappresentare sul territorio la società civile. Io del resto, benchè da sempre sia un uomo di sinistra, sono indipendente e non ho mai avuto tessere di partito».
Già, ma perché ha scelto proprio Sel?
«Perché è l´unico partito della sinistra che si è messo in gioco: non solo per testimoniare a parole i nostri grandi valori (l’uguaglianza, la solidarietà e la giustizia), ma anche per portarli nel prossimo governo guidato da Pierluigi Bersani».
Lei è un avvocato. Davvero in Italia la macchina della giustizia è così malconcia?
«Nella mia attività professionale ho sempre trovato giudici preparati e motivati, dediti ed impegnati nel loro lavoro. Sicuramente alcune questioni dovranno essere affrontate. Penso alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, all’accelerazione del processo civile e all’espiazione della pena in forme alternative a quelle del carcere. Nonostante le pesanti critiche pro domo sua di Silvio Berlusconi, comunque, la situazione non mi sembra così grave».
Quali sarebbero le prime tre cose che farebbe in caso di elezione?
«Il prossimo Parlamento dovrà battersi per l’immediata approvazione di nuove leggi in tema di sistema elettorale, conflitto di interessi e corruzione».
Un altro tema caldo, anche a livello locale, è quello del lavoro...
«Il rilancio dell´occupazione può avvenire attraverso un piano industriale che metta al centro il nostro territorio. Ma diventa anche fondamentale investire in cultura, formazione e ricerca».
La recente riforma del lavoro è da cambiare?
«Dobbiamo modificarla sia reintroducendo le garanzie dettate dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sia recependo il principio europeo del rapporto a tempo indeterminato quale regola comune del contratto di lavoro. Alle persone prive di salario poi, attraverso una equa redistribuzione della ricchezza, dovremo garantire un reddito minimo garantito».
E per Melegnano cosa ha in mente?
«È sotto gli occhi di tutti la decadenza che regna in città da almeno cinque anni. Cultura, commercio, lavoro e servizi versano in uno stato di perdurante abbandono».
A cena con l’avversario: meglio Silvio Berlusconi o Mario Monti?
«Con Berlusconi la eviterei. Con Monti, invece, ci andrei, ma non da solo».
E chi ci porterebbe?
«Un lavoratore licenziato alla disperata ricerca di un’occupazione, un 55enne esodato e un giovane precario. E a quel punto forse anche Monti capirebbe che gli italiani da tutelare non sono i magnati della finanza».
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