Addio a prefettura e questura

La questura e la prefettura hanno i giorni contati. È atteso per domani infatti il nuovo regolamento che ridisegna, in quattordici articoli, la mappa degli uffici territoriali del governo e di pubblica sicurezza: ben 35 questure e altrettante prefetture, nelle province soppresse, verranno cancellate per far posto ai “Presidi territoriali”, che però potranno essere al massimo 18, nei quali ci sarà il prefetto presidiario e un dirigente di pubblica sicurezza con poteri analoghi a quelli del questore. Per la scelta dei territorio in cui saranno istituiti, verrà considerato il numero dei reati e la presenza di criminalità organizzata. Ridimensionamenti in vista anche per i comandi provinciali dei vigili del fuoco, dei carabinieri e della guardia di finanza.

Sul territorio, al momento, c’è molta incertezza. Nessuno sa infatti cosa succederà e quali forze verranno lasciate. Il ministero assicura che saranno mantenuti «invariati i servizi ai cittadini con riferimento alle esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblico». Ma i sindacati di categoria sono già sul piede di guerra e annunciano battaglia. «I “presidi” saranno al massimo 18 su 35 province soppresse e questo significa che le realtà più piccole, come la nostra, rimarranno escluse - attacca il segretario provinciale del Siulp, Saverio Perugini -. Qui ci sono circa 60 comuni, su un vasto territorio che va da Melegnano a Castelnuovo, e non sappiamo se rimarrà un dirigente e con quali funzioni; tutti i provvedimenti che servono per il controllo del territorio (come fogli di via, sorveglianza, daspo) saranno di competenza del questore di Cremona, che non conosce il territorio e le sue dinamiche e col quale non avremo, come invece avviene ora, un rapporto diretto e immediato. Noi faremo delle proposte che saranno valutate, ma con un iter molto più lungo a scapito della sicurezza».

Per la questura, quindi, lo scenario più probabile è un ritorno al commissariato, con un organico molto ridotto e pochissima capacità di indagine. Spariranno infatti la squadra mobile, la digos, l’anticrimine e l’ufficio di gabinetto. «Devo ammettere che siamo preoccupati - aggiunge Perugini -. Se ci sarà una situazione di emergenza noi saremo pochi, non potremo dare un servizio decoroso ai cittadini e noi stessi saremo a rischio».

Anche il Siap fa sentire la sua voce, anche se il segretario provinciale Francesco Guidi ammette che al momento «non ci sono notizie, ci troviamo nel limbo, ma riteniamo che con il taglio della provincia la questura è destinata a diventare commissariato, come era in origine».

I sindacati di polizia e delle altre forze coinvolte sono in rivolta. Hanno chiesto al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri «il congelamento delle soppressioni altrimenti sarà mobilitazione». «Questo regolamento - si legge nel telegramma congiunto inviato dai vertici nazionali al ministero - destruttura il sistema sicurezza. Di fronte al blocco del turn over e a una carenza di organico di supera le 11mila unità, la chiusura degli uffici porterà gravissime conseguenze». Oggi ci sarà un incontro fra le parti, ma qualcuno sostiene che ormai sia già stato tutto deciso e che non ci siano più margini di trattativa.

La questione sicurezza nel futuro di Lodi e del suo territorio resta un rebus. Con il taglio della Provincia, il capoluogo dovrebbe perdere prefettura e questura, ma c’è assoluta incertezza su quali strutture resteranno operative. A rischio anche la permanenza dei comandi provinciali dei carabinieri e dei vigili del fuoco

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