Militante a livello locale dagli anni 70, ora per la prima volta sale di livello, e si candida alle regionali. Come mai?
«In passato il lavoro non mi ha mai lasciato molto tempo libero. Ora il mercato è fermo, il lavoro nel mio campo è calato drasticamente, anche perché l’artigianato non è mai stato tutelato. Ho più tempo libero. Il partito mi ha offerto questa opportunità: la famiglia e i compagni locali mi hanno dato sostegno. Crediamo in questa battaglia».
Quale battaglia?
«Innanzitutto vincere con Ambrosoli, e poi conquistare almeno un seggio».
I punti principali del suo programma?
«La riduzione delle indennità per i politici innanzitutto, poi la sanità: da vent’anni a questa parte i contributi pubblici vengono sempre più spostati sul privato, bisogna invertire la rotta. Così anche per la scuola: i cittadini devono essere trattati alla pari, e la parità la dà solamente il pubblico. Anche la sicurezza è un argomento annoso, dovrebbero arrivare al territorio molte più risorse, recuperabili anche solo tagliando gli sprechi. Siamo una regione a rischio, perché ricca. Dove c’è ricchezza si annida la malavita».
Concentriamoci per un attimo sul Sudmilano: quali sono le potenzialità da valorizzare?
«Le aziende devono creare ricchezza attraverso la trasformazione dei materiali, non solo col commercio. Qui nel Sudmilano abbiamo svuotato la dimensione produttiva: sulla linea della via Emilia ci sono solo logistiche, indotto commerciale. Bisogna tornare a creare piccola industria, e speriamo che gli investimenti infrastrutturali, tra cui la Tem, possano aiutare sotto questo aspetto. È un’opera controversa, ma d’altronde lo sviluppo è essenziale, si deve guardare al futuro. Bisogna spingere per spostare il trasporto da gomma a rotaia, ma la mobilità su gomma rimarrà a lungo fondamentale».
Qual è l’elettore tipo che, nel 2013, un partito come il Psi si propone di conquistare?
«Ci rivolgiamo innanzitutto a coloro che sono stati socialisti: vogliamo fare rinascere l’orgoglio socialista, riprenderci il voto che è sempre stato nostro. Per questo occorre ricordarsi delle grandi riforme del socialismo».
Uno slogan per convincere gli elettori?
«Voglio lanciare un messaggio criptato: votate socialista, perché proprio il 24 febbraio è nato un grande socialista. Non nominiamolo: chi sa, capirà».
Riccardo Schiavo
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