Non si arresta la crescita dei reati online che confermano in cima alla classifica la preoccupante diffusione di carte di credito clonate. Un problema che attira da sempre l’attenzione della Polizia Postale e delle autorità competenti, attivando studi e ricerche per trovare la soluzione più adatta a contrastare le tecniche, sempre più raffinate e complesse, ideate dai truffatori. Per i cittadini sarà quindi importante, nel momento in cui si pensa di richiederne una, mettere le carte di credito proposte dai vari istituti a confronto, cercando la soluzione più conveniente e soprattutto più sicura
Le direttive fornite dalla Polizia Postale in materia di frodi informatiche indicano tutte le situazioni più rischiose da evitare e le precauzioni da adottare per evitare di essere vittime dei frequenti casi di “frodi informatiche”. L’articolo di legge n. 55 del decreto legislativo 231 del 2007 sanziona con una reclusione da 1 a 5 anni o con una multa, tutti coloro che, non essendone titolari, utilizzano indebitamente carte di credito o di pagamento.
Centinaia i casi di truffe online e clonazione di carte di credito, con la conseguente denuncia degli autori. Pare che nell’illecito utilizzo delle carte di credito sia scomparendo il fenomeno delle clonazioni tramite skimmer e micro-telecamere presso i bancomat, lasciando spazio ad una nuova pratica. Sembra infatti che i codici vengono carpiti mediante l’illecita installazione di programmi spia nei computer delle ‘vittime’ o mediante artificiose richieste di informazione apparentemente provenienti dalla Banca emittente la carta di credito o tramite siti ‘civetta’ di vendita online.
Il fenomeno delle frodi informatiche colpisce anche le aziende, pubbliche e private, e le istituzioni con il fenomeno del “defacement”, ovvero la violazione del web server e l’illecita sostituzione di una o più pagine del sito. A questi poi si sommano altri fenomeni, dal cyber bullismo, alla pedopornografia, fino ai casi più eclatanti di identità rubate. Ricorrenti sono anche i casi di adescamenti online di minori, mediante la creazione di falsi profili sui social network. La continua attività di monitoraggio del web ad opere delle autorità, ha portato alla creazione di una “black list” in cui sono confluiti oltre 200 siti italiani ed esteri, per i quali è stato limitato l’accesso dall’Italia.
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