Nato a Codogno nel 1955, laureato a Pavia in Medicina e Chirurgia, Claudio Panciroli lavora all’azienda ospedaliera di Lodi dal 1985, come responsabile dell’unità di Emodinamica e come cardiologo. È stato anche direttore sanitario provinciale della Croce rossa e vicepresidente della Croce rossa di Lodi, oltreché presidente della Lega Navale Italiana sezione di Lodi.
Come si è avvicinato a queste elezioni?
«Mi è stato proposto nel mese di novembre e ho accettato subito senza remore anche se, lo ammetto, con molte perplessità sulla mia capacità di riuscire a creare consensi e sulla difficoltà dell’eventuale incarico. Ogni dubbio è stato tolto però nelle stessa giornata dopo un lungo colloquio con dirigenti locali della Lega Nord durante il quale si sono chiarite tutte le perplessità e le incognite. Penso sia naturale porsi delle domande a chi si affaccia così di colpo a una competizione elettorale di tale importanza».
Come un consigliere regionale può portare avanti le istanze del Lodigiano?
«Maggiori risorse sono prodotte, maggiori risorse ritornano nel Lodigiano, come già fatto anche nel recente passato con iniziative che nascono e vengono realizzate rapidamente in accordo con tutte le forze politiche locali. Ogni consigliere regionale è rappresentante del suo territorio e votato per questo».
Quale priorità d’intervento chiederebbe per il Lodigiano?
«Sono ovviamente d’accordo sul programma di Maroni, non avrei partecipato altrimenti. Per quanto riguarda il mio settore, la sanità, la priorità per il nostro territorio è di rivedere la disponibilità dei posti letto per acuti e maggiore integrazione con i servizi territoriali, riducendo i ricoveri per i cronici e cercando di evitare le recidive acute nei cronici. Recentemente tutti i reparti del nostro ospedale stanno avendo ristrutturazioni di buon livello sia assistenziale che architettonico che ergonomico, con un buon giudizio da parte dei pazienti. Le apparecchiature tecnologiche principali sono state rinnovate e altre lo saranno a breve grazie a buoni investimenti. Manca solo di migliorare l’integrazione con il territorio. Come cardiologi della Azienda ospedaliera di Lodi abbiamo già realizzato da circa tre anni e in collaborazione con associazioni di volontariato importanti progetti di salute pubblica. Penso alla distribuzione di defibrillatori sul territorio per esempio, e altri ne partiranno a breve, incentrati sulla prevenzione. Questo è il modo di arricchire e integrare la medicina sul territorio».
Che tipo di contributo pensa di poter dare in consiglio regionale?
«Nel mio piccolo portare avanti le mie idee senza farmi intimorire dai vari professionisti della politica e facendomi aiutare per evitare tutti gli ostacoli burocratici che inevitabilmente ci sono o vengono messi».
Che Lombardia si immagina tra cinque anni?
«Spero più ricca, con una qualità di vita migliore, come nei paesi del nord Europa, e con una sanità anche migliore di ora e più vicina ai pazienti e alle loro famiglie. E decisamente inserita in quella macroregione europea che è tutt’altro che un’utopia».
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