«Costruiamo uno Stato al servizio dei cittadini»

Luca Squeri, 51 anni, nato a Milano, residente da sempre a San Donato Milanese, è stato assessore al bilancio e alla programmazione economica nella giunta provinciale di Guido Podestà (Pdl-Lega Nord-Dc-Nuovo Psi), eletta a giugno 2009. Alla fine di gennaio si è dimesso dall’incarico per accettare la candidatura alla Camera nella lista del Popolo delle Libertà, circoscrizione Lombardia 1, in una posizione che lascia pochi margini di azzardo a chi volesse scommetterci su. Visto che Squeri è quinto, a meno di terremoti incredibili dal 26 febbraio sarà deputato. Qualche mese fa il politico sandonatese era accreditato in forza alla corrente dei “rottamatori” Pdl; quella leva interna al partito che chiede, come prima cosa, che chi va a Roma abbia passato qualche anno in un comune d’Italia a battersi fra delibere, interrogazioni e patti di stabilità. Cresciuto a San Donato in una famiglia numerosa, è uno degli otto figli del due volte sindaco democristiano Carlo Squeri. Iscritto da sempre a Forza Italia, è stato candidato sindaco nella sua città e vicecoordinatore provinciale Pdl. È presidente nazionale di Figisc Confcommercio, l’associazione di categoria dei gestori di impianti per carburanti.

Qual è la prima cosa in assoluto che serve all’Italia, da decidersi col nuovo governo e il nuovo parlamento di cui, scaramanzie a parte, Lei sarà esponente?

«È indispensabile ridurre immediatamente gli sprechi della spesa pubblica per poter adottare misure di riduzione delle tasse. Lo spostamento delle risorse dalle maggiori entrate alle minori spese consentirà a tutte le imprese, piccole, medie e grandi, di lavorare con carichi fiscali appropriati, e ai cittadini di poter disporre di reddito per i propri consumi. Questi punti sono il cuore del programma del Pdl».

Ma è veramente possibile tenere assieme la contabilità pubblica italiana con la crescita? Da Prodi a Monti abbiamo sentito teorizzare la “doppia mossa”: prima si fa passare la febbre; poi magari, dopo opportuna convalescenza, si va a ballare...

«Non solo è possibile unificare i due momenti, ma le cose sono collegate. I risparmi derivanti dalla riduzione di costi eccessivi e sprechi, e dalla vendita del patrimonio pubblico non funzionale, daranno il respiro necessario per rimettere subito in moto l’economia a livello capillare. E il taglio delle tasse sarà finanziato con la riduzione della spesa pubblica improduttiva. Questa impostazione è stata esattamente la mia come assessore provinciale al bilancio, dopo anni di “spese allegre” del centrosinistra fino al 2009. Con la vendita di immobili improduttivi e delle azioni Sea, congiuntamente al più attento controllo di quelle spese decisamente comprimibili - auto blu, rimborsi chilometrici, telefoni, manifesti, consulenze, comunicazione e altro - siamo riusciti a tenere in equilibrio i conti e a rispettare il patto di stabilità».

Chi o cosa impedisce all’Italia di essere una nazione “normalmente europea”, sempre guardata un po’ come oggetto indecifrabile ?

«L’Italia sta compiendo un percorso di modernizzazione a cui il presidente Berlusconi e il Pdl stanno dando un importante contributo. Dobbiamo arrivare a un assetto che realizzi una cosa semplice e insieme complessissima: il funzionamento dello Stato sia al servizio delle persone e delle imprese; e non l’inverso come purtroppo spesso accade in Italia: i cittadini al servizio della macchina pubblica. Dobbiamo rilanciare tutti assieme il nostro Paese, che amiamo e che ha grandi potenzialità, oggi inespresse purtroppo».

Teme più un parlamento in cui Grillo porta sessanta deputati inferociti, o uno in cui Vendola e Ingroia hanno i voti decisivi?

«Grillo è il sintomo comprensibile di un malessere reale, mentre Vendola e Ingroia rappresentano una sinistra giustizialista e ideologica. Però le sinistre portano, assieme alla innegabile componente di critica distruttiva, lo stimolo a meglio definire il centrodestra. Il Pdl è una casa comune sempre in evoluzione per i tanti che, provenendo dalle tradizioni politiche cattolica, liberale e socialista, operano per rendere lo Stato uno strumento al servizio dei cittadini».

Una domanda sulle province, che lei conosce così bene. Servono ancora?

«Bisogna ridurre sia i costi della politica, sia quelli della pubblica amministrazione. Ma senza azioni indiscriminate, poiché vanno salvaguardati i servizi ai cittadini. Sono per una razionalizzazione forte di tutto il sistema delle rappresentanze, non solo delle province che in alcuni casi vanno veramente accorpate perché non possiamo permetterci unità amministrative così piccole in un quadro europeo moderno. Cura dimagrante per tutti comunque: dai ministeri alle regioni ai Comuni».

Ci vuole una legge ad hoc, che vada oltre il codice civile e penale, sulle violenze contro le donne? E come vede la famiglia omosessuale?

«La violenza contro le donne è riprovevole e va combattuta con fortissima determinazione, se necessario aggiornando gli strumenti per farlo. Per quanto riguarda la famiglia, nel rispetto dei diritti di tutti, ritengo fondamentale riconoscere quella naturale costituita tra uomo e donna. Altra cosa sono le unioni di fatto fra persone, anche dello stesso sesso, che hanno molteplici modi di costituirsi».

Venendo a temi di taglio più locale, la sua città sembra andare alla grande: nuovo stadio dell’Inter pressochè certo, Sesto palazzo Eni alle porte. Come giudica i due progetti?

«San Donato è sempre stata un’eccellenza nel dopoguerra, e potrà continuare a esserlo. Il sesto Palazzo Eni è un segnale importante di crescita. Sul nuovo stadio dell’Inter aspettiamo di vedere il progetto: qualche riserva c’è sul traffico generato e sul consumo di suolo. Vedo questa preoccupazione molto forte fra i miei concittadini. San Donato è sicuramente la “locomotiva” del Sudmilano, ma deve restare sostenibile e vivibile come fu concepita da Enrico Mattei».

Come giudica la posizione di chi dice: se in Lombardia vince Ambrosoli, spostare i soldi dalle autostrade al trasporto pubblico?

«Va trovato il corretto equilibrio fra sistemi di trasporto per la mobilità privata individuale e per quella pubblica collettiva. A Milano e Lombardia i governi di centrodestra li hanno potenziati entrambi: non va dimenticato che le linee 4 e 5 della metro, più il prolungamento oltre il comune delle linee 1 e 2, sono stati frutto del lavoro del centrodestra. Così come i grandi progressi di Atm nel miglioramento del servizio e l’introduzione del bike sharing».

Emanuele Dolcini

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