Si definisce «un tecnico di sanità» e spiega di «essere esperto nella frequentazione ormai da 34 anni di tutti i meandri regionali per quanto riguarda la sanità». A parlare è Pierangelo Daccò, l’uomo d’affari di Sant’Angelo già in carcere per il caso San Raffaele e che di recente ha ricevuto un nuovo provvedimento di arresto nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Vincenzo Tutinelli, Daccò ha ammesso di aver ricevuto 70 milioni in consulenze dall’ente con sede a Pavia per progetti di ricerca scientifica ritenuti fittizi dagli inquirenti. Rispondendo a una domanda del pm Antonio Pastore, uno dei titolari dell’inchiesta, ha affermato: «Non sono un esperto, un tecnico di sanità. Sono un esperto (...) nella frequentazione da ormai 34 anni di tutti i meandri regionali per quanto riguarda la sanità e sì, so cosa bisogna fare, come intervenire, quando intervenire».
La Cassazione intanto ha disposto un nuovo esame nei confronti di Daccò. In particolare, la Suprema Corte nelle motivazioni contenute nella sentenza spiega che il gip del Tribunale di Milano, il 19 novembre 2011, ha «omesso di motivare» se Daccò fosse «consapevole dello stato di grave crisi della Fondazione da cui aveva ricevuto le cospicue somme di denaro indicate nell’imputazione».
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