Gianfranco Regali (Politiche - Fratelli d’Italia)

I lodigiani lo conoscono per due motivi: la militanza politica, prima nell’Msi poi in Alleanza nazionale e successivamente nel Pdl, e la professione, ovvero il medico. Giancarlo Regali, 70 anni tra due mesi, da qualche settimana ha deciso di abbandonare il partito di Silvio Berlusconi per entrare a far parte di Fratelli d’Italia, e proprio per la neo formazione di centrodestra è candidato al Senato in 40esima posizione. Nel Lodigiano è stato presidente provinciale di An e vice coordinatore provinciale del Pdl.

Dal punto di vista professionale, nel 1980 fondò il Medical Center, polo sanitario privato che allora si trovava in via Cavallotti e che nel 2004 si trasferì lungo la tangenziale di Lodi. Oggi Regali fa parte del cda del Medical Center, una struttura che conta 91 specialisti, ed è direttore sanitario del Centro radiologico nato nel 2004.

Perché ha deciso di lasciare il Pdl e candidarsi per Fratelli d’Italia?

«È stato un passaggio fisiologico, posso dire senza retorica di aver sempre fatto politica per passione. Non ho mai chiesto nè accettato cariche remunerative e non vedevo l’ora che si creasse un nuovo partito pronto a far politica per la collettività, in grado di coniugare il liberismo alla solidarietà e dove si agisca premiando la meritocrazia. Ho visto che anche a livello regionale Berlusconi ha solo parzialmente attuato un “repulisti”, il coordinatore lombardo Mantovani è capolista a Milano ma dal mio punto vista ha sempre fatto politica in modo autoreferenziale».

Fratelli d’Italia ha deciso però di allearsi comunque con il Pdl, non crede che agli occhi degli elettori questa possa sembrare una contraddizione?

«Mi rendo conto che possa sembrarlo ma l’errore è stato unirsi nel Pdl quando sarebbe stato meglio un patto federativo per mantenere la propria identità. Questo non è un revival nostalgico, si lavora per costruire il centrodestra del futuro, indipendentemente dal risultato elettorale questo è il seme della pianta. Fratelli d’Italia nasce dall’esigenza di portare avanti una politica diversa sotto il profilo etico, cercando di evitare nepotismi e affarismi. Sul territorio il Pdl durante i tre anni di gestione Pedrazzini non ha fatto niente, se non come Lodi Protagonista, associazione di cui con orgoglio sono presidente ad honorem».

Quali pensa che siano le priorità per il Lodigiano che un parlamentare non dovrebbe scordare?

«Sicuramente l’economia e il lavoro, ma anche la sicurezza: nonostante si voglia far passare il messaggio contrario, Lodi non è così sicura, lo dimostrano i fatti, non ultimo l’omicidio del carabiniere Sali. I temi del commercio e dell’artigianato sono fondamentali, così come la gestione della cosa pubblica. Il capoluogo e la provincia hanno bisogno di una scossa».

Lei conosce bene il mondo della sanità, finita nel mirino della magistratura anche in Lombardia. Di cosa avrebbe bisogno questo settore?

«La legge stabilisce la parità tra sanità pubblica e privata. Credo che la sanità pubblica abbia bisogno di veri controlli sulla funzionalità, ci sono direttori sanitari che si comportano da burocrati e che non vanno nemmeno nei reparti a esaminare ciò che c’è. Non ci sono controlli seri sulle spese. Per quanto riguarda la sanità privata, spesso se ne parla in modo negativo, anche in questo caso servirebbero più controlli. Controlli, non vessazioni, affinchè ci sia davvero una parità tra i due comparti.

Come giudica il legame tra politica e nomine nella sanità?

«È noto che la politica interviene sulle nomine, purtroppo. Bisogna trovare il modo per cambiare questo sistema».

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